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Piacenza, è nato un pensatoio

Nella città emiliana, esordio positivo del Festival del Pensare contemporaneo, promosso da Comune e Fondazione Piacenza e Vigevano. Il curatore, Alessandro Fusacchia, è riuscito a creare un contenitore intelligente all'insegna del confronto e generando la chimica giusta nel folto pubblico presente. La sindaca Tarasconi: «Gettate le basi per continuare»

di Giampaolo Cerri

Quattro, 19, 50, 11, 24: peccato che nel Lotto nazionale – da accostare con cura – non ci sia la ruota di Piacenza, altrimenti si potrebbe dire che, col Festival del Pensare contemporaneo, chiusosi domenica, è uscita la cinquina.

Nelle 4 giornate, il centro della più lombarda fra le città emiliane, con quel trionfo di mattoni rossi e le bici che ti sfiorano con garbo avvisandoti con un colpo di campanello, 19mila persone hanno seguito 50 eventi in 11 diverse location, tanto che si pensa di replicare nel ’24. La cabala finisce qui ma per dire subito che è stato un successo.

Luigi Manconi e Alessandro Bergonzoni

Andando a Piacenza, come VITA ha fatto, si poteva vedere il popolo del “Pensare contemporaneo” – bella intuizione di Alessandro Fusacchia, il curatore, «ci piaceva un verbo ci piaceva che le persone che venissero a parlare, ad ascoltare, a partecipare» – si poteva vedere il popolo del festival, dicevamo, sciamare continuamente dall’area di Piazza Cavalli al delizioso chiostro della Fondazione di Piacenza e Vigevano, al bellissimo Carmine, per citarne alcune sedi. Tanto che La Libertà, glorioso quotidiano locale, con l’orecchio giustamente teso anche all’interesse delle categorie economiche, salutava con giubilo: «Il Festival decolla, alberghi pieni, code in centro».

Come ai tempi di Rodotà

In effetti in città, tante persone per una manifestazione culturale mancavano dal 2017, ultima edizione del Festival del Diritto, con cui Stefano Rodotà portava il centro padano alla ribalta nazionale. Quella manifestazione, però, era scomparsa, con lui. Di qui lo spunto della sindaca Katia Tarasconi e di Roberto Reggi, presidente della Fondazione Piacenza e Vigevano, di ripartire con una nuova idea, in grado di riportare fra il Gotico, il palazzo comunale, e Palazzo Farnese un dibatto di livello nazionale e, con esso, Piacenza “nel” dibattito nazionale. Potrebbe sembrare un calembour, ma così è stato. E non tanto per gli eventi con le star, dal cardinale Matteo Zuppi, intervistato da Enrico Mentana sulla guerra in Ucraina, a Roberto Saviano, da Sabina Guzzanti a Eraldo Affinati, da Alessandro Bergonzoni a Lucio Rossi, a Christian Greco, ormai stella pure lui, tanto per citarne alcuni, ma per la qualità diffusa dei molti altri appuntamenti.

Il pubblico dell’incontro col cardinale Zuppi a Palazzo Gotico

Per esempio quello che metteva assieme un giudice, Valerio De Gioia, un avvocato Luigi Viola, una storica della filosofia, Daniela Tafani, a ragionare dell’eventualità che la giustizia possa essere amministrata dall’Intelligenza artificiale, nella falsa idea del processo “giuridicamente esatto” che ha partorito già qualche esperimento americano, a pendolo fra il sequel di Minority report e il prequel di una serie distopica. Per seguirlo, una piccola folla attenta riempiva il cortile di Palazzo Rota-Cesaroni, sede della Fondazione, annunciata, nella via S.Eufemia, da una lunga teoria di bici parcheggiate.

L’incontro su Ai e giustizia nel cortile della Fondazione Piacenza e Vigevano

Studenti interessati e non cammellati

Oppure l’incontro con l’architetto Cino Zucchi, il curatore artistico Matteo Lucchetti, e il presidente Asvis Enrico Giovannini ( da remoto, come in un flashback da epoca “coviddiana”), a confrontarsi sulle città del futuro: sostenibile, innervata di arte, umana più che a misura d’uomo. A seguirlo, sotto le volte suggestive del Carmine, una piccola folla, fatta anche di studenti, interessati e non certo cammellati come accade ogni tanto.

Un pubblico che, in generale, si indovinava colto, sicuramente appassionato: sempre tutti attenti, calamitati dai relatori, che si parlasse di montagna e del suo rilancio, con la botanica Anna Giorgi – che con la Statale di Milano ha costruito a Edolo (Bs) l’Università della montagna, con 300 studenti che vivono parte dell’anno in questo borgo di 4mila anime a 700 metri – e il filosofo Leonardo Caffo, che con la sua di montagne, l’Etna, ha un rapporto esistenziale, che si parlasse di montagna, dicevo, o di adozione con la esperta di tutela dell’infanzia, Monya Ferritti (che sentirete in podcast) o di tecnologia ed educazione col pedagogista Daniele Novara (anche lui in voce a breve: stay tuned),

Scommettere sull’intelligenza delle persone

«Abbiamo scommesso sull’intelligenza delle persone», commenta il presidente del Comitato promotore del Festival Mario Magnelli, vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, «e sul fatto che ci fosse ancora la voglia di approfondire e confrontarsi. La straordinaria partecipazione di questi giorni ci ha dato la conferma che questo bisogno era presente e che siamo riusciti a intercettarlo, portando a Piacenza persone interessanti. Ci hanno offerto stimoli, chiavi di lettura, punti di vista anche molto diversi fra loro su temi che ci interrogano ogni giorno. Questa scommessa è stata vinta grazie all’impegno di tante persone e del gruppo di soggetti istituzionali che all’interno della Rete Cultura Piacenza hanno saputo fare squadra».

Soddisfatto Fusacchia: «Abbiamo portato a Piacenza relatori e relatrici da tutta Italia e dal mondo», sottolinea il curatore, «a condividere i saperi maturati in anni di studio ed esperienze, a ragionare e dialogare tra loro e con i cittadini di tutte le età. Ma la cosa più strepitosa è stata la risposta delle piacentine e dei piacentini. L’accoglienza di questa citta è stata commovente e testimonia il desiderio – ancora prima che di conoscenza – di convivenza, gentilezza ed emozioni».

Bis nel 2024

La prima cittadina Tarasconi che, appunto, ha avuto il merito con Reggi della scommessa, è soddisfatta anche lei.

«Il bilancio di questi quattro giorni», dice, «è nelle persone che si sono messe in coda per ascoltare gli ospiti, nelle sale in cui il pubblico ha occupato ogni spazio disponibile. È nell’entusiasmo di tutto lo staff organizzativo e dei volontari, nel desiderio di conoscere e aprire una finestra sul mondo che è emerso da ciascun incontro». Un bilancio che spinge tutti a valutare un bis per il 2024: «Possiamo dire di aver posto le basi per un cammino che continui in futuro».
È nato un pensatoio, dunque. Non un think tank ma certo un luogo capace di far incontrare, conoscere, riflettere. Viva.

Le foto di questo articolo sono state fornite dall’ufficio stampa del Comune di Piacenza. In apertura Roberto Saviano.


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