Giustizia

Piano carceri, 10mila posti in più non sono la soluzione

Disco verde del Consiglio dei ministri ad un piano straordinario di interventi che porterà circa 10mila nuovi posti detentivi entro il 2027, con un investimento di oltre 750 milioni di euro. Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: «Le ricette edilizie presentate rischiano di aggravare la crisi del sistema penitenziario»

di Ilaria Dioguardi

Il “Piano carceri” è stato approvato in Consiglio dei ministri. Tra le misure principali, 10mila posti in più con un piano straordinario di interventi che terminerà nel 2027, molti in container e la detenzione differenziata in comunità per persone tossicodipendenti o alcoldipendenti. «C’è poco da commentare, se non il fatto che rimpiangiamo l’assenza di coraggio del passato e le riforme non fatte», dice Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, quando gli chiediamo un commento al provvedimento.

Oltre 700 milioni di euro

«Questo Piano conferma l’impressione della vigilia: il governo è interessato agli istituti di pena solo in termini edilizi e di custodia di corpi, senza alcuna visione moderna e umana della pena. Le ricette edilizie presentate rischiano di aggravare la crisi del sistema penitenziario. Come tante altre volte in passato, si affida alla via edilizia per risolvere i problemi delle carceri», prosegue Gonnella. «A fronte di un sovraffollamento che oggi vede detenute 16mila persone in più dei posti disponibili si presenta un piano del valore di oltre 750 milioni di euro che produrrà, se fosse portato a termine, meno di 10mila posti nel 2027». 

16mila detenuti in più dei posti disponibili

Sono infatti 62.728 i detenuti al 30 giugno 2025 (fonte ministero della Giustizia), a fronte di 46.730 posti disponibili. Secondo quanto illustrato ai ministri dal commissario straordinario Marco Doglio, il piano per l’edilizia penitenziaria avrà una spesa di 758 milioni di euro (di cui 335 dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) e mira a recuperare i primi 9.696 posti entro i prossimi due anni e mezzo, mentre altri 5mila potranno essere realizzati in cinque anni. 

«Se si considera che solo negli ultimi tre anni il numero di persone detenute è aumentato di 5mila unità, anche mantenendo un analogo tasso di crescita nel 2027 potremmo essere comunque in difetto di circa 10mila posti detentivi», continua Gonnella.

Sono 62.728 i detenuti al 30 giugno scorso, a fronte di 46.730 posti disponibili

«Ulteriori 5mila posti potrebbero essere recuperati, stando al governo, vendendo alcune carceri storiche e costruendo nuove strutture. Un discorso già più volte accennato e sempre – giustamente – accantonato rispetto a carceri come Regina Coeli a Roma o San Vittore a Milano, solo per citarne due. Si scrive valorizzazione, si legge speculazione». 

Detenzione differenziata per persone con dipendenze

Stando al ministro della Giustizia Carlo Nordio, altre migliaia di posti (fino a 10mila) potrebbero essere recuperati con la detenzione differenziata per persone tossicodipendenti o alcoldipendenti «che è probabilmente il provvedimento più importante», ha detto il Guardasigilli.

«La parola d’ordine di questo provvedimento non è “sfoltimento carcerario”, ma “recupero dei tossicodipendenti”, una buona parte dei quali sono persone da curare piuttosto che criminali da punire. Però, nello stesso tempo, hanno commesso dei reati di un certo allarme sociale e, quindi, il loro trattamento differenziato non può prescindere da un controllo e da un mantenimento della sicurezza. Questo si ottiene attraverso una detenzione fatta in strutture certificate, verificate, credibili, quindi le comunità», ha proseguito Nordio.


Trattamenti differenziati solo per chi ha commesso reati meno gravi

La condizione per questo trattamento differenziato «è non soltanto la richiesta da parte del detenuto di partecipare ai programmi e della verifica del recupero, è anche quella di non aver commesso reati di una certa gravità. Queste disposizioni favorevoli non si applicano a coloro che hanno commesso reati particolarmente odiosi, dallo stupro alla rapina a mano armata», ha precisato Nordio, «ma riguardano persone che hanno commesso reati cosiddetti minori, come reati contro il patrimonio, furti, scippi, piccole rapine, violazione di domicilio che sono stati commessi proprio in relazione al fenomeno di tossicodipendenza».


Si crea così «un binario di esecuzione penale che andrà monitorato con molta attenzione per capire bene come funzionerà, evitando ogni forma di privatizzazione della libertà personale. E, comunque, non sono previsti automatismi», commenta Gonnella.

Aumentano i colloqui (ma non le telefonate)

Un altro provvedimento riguarda la comunicazione dei detenuti. Sono consentiti sei colloqui al mese (non più uno alla settimana), mentre per i detenuti responsabili dei delitti più gravi (articolo 4-bis) i colloqui passano da due a quattro al mese. «Purtroppo nessuna novità sembra essere stata introdotta rispetto alle telefonate, per cui continuiamo ad auspicare una modifica regolamentare che preveda una telefonata quotidiana, anziché gli attuali 10 minuti a settimana», prosegue Gonnella.


Foto di Tim Photoguy su Unsplash

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