Welfare

Piano Casa, l’accessibilità va ko

di Redazione

Questa volta sono terrorizzato preventivamente. Ammetto di essere vittima di un pregiudizio. Ma per il momento voglio condividere con i lettori di FrancaMente i miei timori. Leggo infatti di un clamoroso piano per rilanciare l’edilizia, voluto e ideato personalmente dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Idea centrale del piano sembra essere l’abolizione del lungo e complesso iter di rilascio delle concessioni edilizie, sostituite da dichiarazioni giurate di conformità da parte del progettista. Ebbene, il mio terrore è presto detto: questo è il più grande e imponente via libera alla nuova produzione di barriere architettoniche dal dopoguerra a oggi. Già adesso le norme sull’accessibilità e sulla fruibilità degli edifici, pubblici e privati, sono eluse, ignorate, aggirate, applicate al minimo e quasi sempre in modo maldestro e inefficace. Ora avremo la licenza preventiva di evitare “costi inutili”, come ascensori larghi, rampe fatte bene, segnalatori acustici, pavimentazioni adeguate a tutti. Basterà una autocertificazione di regolarità del progetto, e poi, chissà se e quando, qualcuno si accorgerà delle irregolarità, ma allora scatterà la ridicola parte sanzionatoria delle norme sulle barriere architettoniche e dunque mai come in questo caso ci sarà la certezza dell’impunità, o di una lieve pena pecuniaria. Intanto le barriere torneranno a crescere, vanificando trent’anni di lavoro normativo e culturale. Il mio è catastrofismo? Per favore, andate a vedere le ristrutturazioni degli alberghi, dei negozi nei centri storici, dei ristoranti, e poi ditemi se sono state tenute presenti le norme di accessibilità per tutti. Quasi sempre no. Ora scomparirà anche il “quasi”. E tutto questo avverrà nel consenso generale della maggioranza degli italiani, e un sondaggio stabilirà che è più importante rilanciare l’economia, e l’edilizia in particolare, senza soffermarsi su questi piccoli, insignificanti dettagli. Mai come ora vorrei essere smentito. Non dalle parole, ma dai fatti.

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