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«Più che inseguire campioni costruiamo un porto sicuro»

A.S. Rugby Milano: «L'attività in carcere vale più della serie A»

di Redazione

C’è qualcosa che appartiene esclusivamente al rugby. A chi gioca, a chi tratta questo sport come uno strumento utile per crescere, coltivando due verbi molto preziosi: “appartenere” e “condividere”. Sono verbi davvero attinenti al senso profondo di questo sport anche se ora, con l’impennata di popolarità del rugby, rischiano di diventare luoghi comuni. Esistono due modi molto distanti fra loro di sfruttare le opportunità offerte dalla palla ovale. Una grande quantità di società sportive, anche in Italia, ha scelto una strada votata al professionismo, alla qualità del gioco, alla prestazione. Il che rischia di produrre una perdita irreparabile di valori semplici: dare e avere, dentro un gruppo, senso di appartenenza e condivisione, appunto, della fatica ma anche del coraggio, della generosità. Il che vuol dire destinare ogni risorsa ai bambini e ai ragazzi, applicando criteri educativi moderni e non finalizzati alla prestazione, soprattutto nel minirugby (6-13 anni), pensando più che altro a radicare un’etica sportiva buona per la vita di tutti i giorni. Qualcosa che comprenda, ad esempio, l’assistenza e l’aiuto all'”altro”, soprattutto se al tuo fianco, vicino a te, c’è qualcuno che fatica più di te. Per questo, ad esempio, un’associazione sportiva dilettantistica, come è giusto che sia un club di rugby, a maggior ragione se opera in una grande città, ha il dovere di progettare e lavorare anche sul sociale, offrendo il rugby come sorprendente occasione di crescita anche a chi non fa parte del club stesso. Crescono in Italia associazioni che raccolgono i migliori giocatori di diversi club per disputare campionati di alto livello. Il senso mi sfugge. Perché togliere un ragazzo dal gruppo con il quale è cresciuto? Al contrario un club vissuto come una grande famiglia può trasformarsi in un porto per tutta la vita, e all’interno, solo all’interno di una società di questo tipo, è possibile guardarsi attorno e lavorare sul sociale, allargare il campo visivo, usare il rugby per quello che è: un’occasione per farsi amici con i quali camminare, correre e giocare nella vita.

*consigliere dell’A.S. Rugby Milano che, oltre a partecipare al campionato di serie A, ha attivato diversi progetti educativi. Per esempio, l’Ovale al Beccaria, che dal 2008 ha portato il rugby nel carcere minorile di Milano.

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