Governo
Più firme, meno soldi: il paradosso del 5 per mille 2024
Tra i primi 25 enti beneficiari del 5 per mille 2024, ce ne sono addirittura 12 che hanno raccolto più firme dai contribuenti ma vedono scendere l'importo erogato rispetto all'edizione precedente. Tra le ragioni, c'è il ricalcolo che viene effettuato per via del tetto: «Non è questo il patto con i contribuenti», dicono

C’è un paradosso nel 5 per mille 2024, edizione dei record per numero di contribuenti che hanno scelto di indicare allo Stato a chi vogliono che vada una piccola quota della loro Irpef: sono le organizzazioni che vedono crescere le firme, ma scendere l’importo che lo Stato erogherà loro. Da un lato queste realtà hanno saputo conquistare la fiducia e la stima di un numero crescente di persone, che infatti le hanno scelte nella loro dichiarazione dei redditi: questo però – paradossalmente – non si è tradotto in un aumento dell’importo destinato ma anzi in un calo delle risorse che arriveranno, in confronto all’edizione 2023.
Si dirà che il valore medio della firma cala, ma quello viene calcolato mettendo al numeratore le risorse erogate (non quelle destinate dai cittadini) e al denominatore tutti i cittadini che hanno messo la loro firma: ovvio che se il numeratore resta uguale e il denominatore aumenta, il valore medio cala. Eppure, ci dice l’Agenzia delle Entrate, nelle dichiarazioni fatte nel 2024 il reddito medio per contribuente ha visto un incremento del 5% rispetto all’anno prima. Un’altra ipotesi è che le organizzazioni che vedono salire le firme e scendere gli importi siano sì cresciute, ma prevalentemente tra contribuenti che hanno un reddito medio basso: può essere. Sicuramente però il paradosso è anche figlio del tetto del 5 per mille e del ricalcolo che viene effettuato per mantenere l’importo erogabile entro i 525 milioni fissati: più contribuenti destinano il loro 5 per mille, più alto sarà l’extratetto e più bisognerà “limare” l’importo effettivamente erogato.
Succede da alcuni anni e lo Stato ha già ammesso che fra il 2017 e il 2023 in questo modo ha trattenuto nella fiscalità generale 81.364.450 euro che invece i cittadini avevano destinato con il loro 5 per mille a enti da loro prescelti per realizzare interventi con finalità sociale. Quel gap l’ultima volta era stato di 28 milioni di euro e nell’edizione 2024, secondo le stime di VITA, si attesta attorno ai 49-50 milioni di euro.
Quanto valgono 12mila firme in più?
Rossano Bartoli è il presidente della Lega del Filo d’Oro, uno degli enti che dai dati del 5 per mille 2024 ha avuto questa sorpresa. La Lega del Filo d’Oro infatti raccoglie 12.355 in più, ma vede un calo dell’erogato di circa 54mila euro. «Siamo grati ai cittadini che ci hanno scelto, ma insieme c’è un forte rammarico perché l’assegnazione delle risorse sarà abbastanza inferiore a quello che avrebbe potuto essere e che i contribuenti, con le loro scelte, hanno indicato», commenta il presidente. «Il 5 per mille è una norma che dà al cittadino la possibilità di esprimere il proprio sostegno all’organizzazione in cui crede, ma l’esercizio di questa scelta viene disatteso e frustrato da un tetto che evidentemente è ormai troppo sotto il necessario». C’è anche «preoccupazione» nelle parole del presidente, poiché «anno dopo anno cresce il delta fra ciò che i contribuenti hanno destinato alla Lega del Filo d’Oro e ciò che ci viene effettivamente erogato. L’anno scorso abbiamo ricevuto circa mezzo milione di euro in meno, rispetto a quanto era stato destinato con le firme, quest’anno sarà molto di più. Spiace perché si tratta di risorse sottratte alle finalità istituzionali dell’Ente, per accompagnare le persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale, garantendo loro risposte e servizi».
Il 5 per mille è una norma che dà al cittadino la possibilità di esprimere il proprio sostegno all’organizzazione in cui crede, ma l’esercizio di questa scelta viene disatteso e frustrato da un tetto che evidentemente è ormai troppo sotto il necessario
Rossano Bartoli, presidente Lega del Filo d’Oro
La richiesta al Governo e al Parlamento, oggi, è molto precisa: «Insieme a tante altre realtà chiediamo con forza di intervenire rapidamente per risolvere questo problema: se è impossibile eliminare il tetto, almeno lo si adegui. Ricordando che il sostegno al non profit, alla ricerca e a chi lavora per la coesione sociale e il sostegno delle varie fragilità va anche nella direzione di attenuare ciò che le istituzioni pubbliche da sole non riescono a fare: non è un costo, ma un investimento».
Una su due nella top25
Con la Lega del Filo d’Oro, solo nella top5 del 5 per mille 2024, sono altre due le realtà in questa situazione paradossale: la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, che con 7mila firme in più vede l’importo del 2024 scendere di quasi 38mila euro rispetto a quello dell’anno prima e Ail, che nonostante le 11mila firme in più scende di circa 16mila euro. Se guardiamo ai primi dieci, ne troviamo cinque in questa stessa situazione e nei primi 25 arriviamo a 12 (vedi la tabella sotto), praticamente uno su due. Chi ci perde di più è il Fai, che incasserà 200mila euro meno dell’anno scorso nonostante le 946 firme in più, ma anche il Meyer che 2.300 nuove firme vede calare l’importo di 183mila euro e Unicef pur conquistando 2mila firme perde 137mila euro. Fondazione Ant avrà 162mila euro in meno, con 410 firme in più.

Sotto shock
Save the Children, che è nona nell’elenco generale dei beneficiari per importo erogato, è stata scelta da 5.898 contribuenti in più ma quest’anno dal 5 per mille 140mila euro in meno. Giancarla Pancione, direttrice marketing e fundraising, si definisce senza mezzi termini «ancora sotto shock». Anche l’anno scorso, ricorda, «avevamo avuto une decurtazione dell’erogato per via del tetto, ma ora vedere che le firme aumentano e l’importo cala fa effetto. Le cause? Ci stiamo ragionando, può essere che ci sia un impoverimento delle persone che ci hanno scelto. Resta il fatto che il 5 per mille è un’entrata su cui tutto il Terzo settore ormai conta moltissimo, l’anno scorso Save the Children ci ha finanziato 32 progetti, 16 in Italia e 16 all’estero… Adesso parliamo di entrate, ma ci si resta male perché ogni euro in meno che riceviamo è un pezzettino di servizi che non offriamo al territorio italiano e ad altri progetti, in un momento in cui sappiamo quanto il mondo dell’umanitario avrebbe bisogno di risorse».
Già l’anno scorso il tetto era stato superato di 28 milioni, ci si poteva aspettare che sarebbe stato superato anche quest’anno e non è stato fato nulla
Giancarla Pancione, direttrice marketing e fundraising Save the Children
Pancione ricorda come «già l’anno scorso il tetto era stato superato di 28 milioni, ci si poteva aspettare che sarebbe stato superato anche quest’anno e non è stato fato nulla. Il tetto è un’ingiustizia prima di tutto nei confronti del cittadino, che è convinto di dare a noi un certo importo: invece quell’importo non ci viene dato pienamente. Chiaramente auspichiamo l’abbattimento completo del tetto e se proprio non si può, che almeno sia aumentato per dargli una capienza dignitosa che significa il necessario che serve a rispettare il patto con i contribuenti».
Se non possiamo fidarci neanche dello Stato
Anche Raffaella Pannuti, presidente di Ant, insiste sullo stesso punto: «Se lo Stato dice 5 per mille, 5 per mille deve essere, se non possiamo fidarci dello Stato di chi ci dobbiamo fidare?».
Se lo Stato dice 5 per mille, 5 per mille deve essere, se non possiamo fidarci dello Stato di chi ci dobbiamo fidare?
Raffaella Pannuti, presidente di Ant
«L’anno prossimo dovremo versare l’Imu per intero, presto verranno approvati dei decreti attuativi per cui verranno tassate le attività secondarie che ci inventeremo per sopperire al generale taglio di risorse… il Terzo settore è indispensabile per il welfare del Paese, o ci danno risorse o ci danno leve fiscali, non è possibile toglierle entrambe. Siamo stati obbligati a valutare l’impatto delle nostre attività e abbiamo dimostrato che il Terzo settore è un moltiplicatore di risorse, ma se moltiplichi qualcosa per zero, purtroppo, il risultato fa zero».
In foto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti alla Camera dei deputati durante le comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre, Roma, Martedì, 17 Dicembre 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)
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