Non profit
Più manager e mercatoper l’impresa sociale
non profit Una ricerca nell'ambito del progetto «Equal District Valley»
di Redazione

Si aggiunge una nuova voce al dibattito sulle strategie di sviluppo per la futura impresa sociale. Come se non bastassero i numerosi contributi teorici sulla necessità di ripensare la governance e il rapporto con il mercato, ora è l’Istituto Tagliacarne a gettare nuova benzina sul fuoco. I risultati della ricerca Modelli organizzativi di impresa sociale, condotta nell’ambito del progetto Equal District Valley, confermano quello che da tempo viene ripetuto in ogni sede: la dipendenza dalla fonte pubblica non solo limita la crescita economica, ma è anche la causa dei fenomeni di flessibilità e precarietà occupazionale che minano il futuro sviluppo dell’impresa sociale. Il che a pochi giorni dalla manifestazione sindacale dei lavoratori in cooperativa, suona un po’ come un monito. D’altronde l’incremento in due anni del 159% di lavoro interinale è un campanello d’allarme per un modello organizzativo che ancora oggi non riesce a crearsi fonti alternative di finanziamento e rischia di rimanere invischiato nelle dinamiche di contracting e convenzione con gli enti locali. La soluzione, anche per l’Istituto Tagliacarne, è allora quella di accelerare il processo di affrancamento dal pubblico, per puntare invece su un’autonomia imprenditoriale impostata su nuove strategie di governance.
La rilettura critica di numerosi studi sull’impresa sociale e i risultati di oltre 20 interviste a testimoni privilegiati, hanno permesso all’istituto di scattare una fotografia abbastanza fedele della realtà cooperativa a pochi mesi dall’attuazione degli ultimi quattro decreti attuativi sull’impresa sociale. Se appare indubbia la crescita del settore in termini numerici e qualitativi, ciò che preoccupa è la difficoltà di fare il definitivo salto di qualità verso una vera e propria forma aziendale matura. L’incapacità di leggere in tempo reale i mutamenti del mercato, insieme a una scarsa cultura manageriale e all’insufficiente formalizzazione organizzativa, sembrano essere oggi i fattori di freno allo sviluppo di una realtà che, ancora in bilico tra ricerca della “purezza” e crescita imprenditoriale, rischia di mettere in secondo piano l’aspetto innovativo del fare “economia etica”. Ecco allora che, secondo il rapporto, solidarietà e mutualità non possono prescindere da un approccio manageriale nuovo, libero da dinamiche di derivazione prettamente profit ma anche dal vecchio modello del percorso di carriera fondato semplicemente su anzianità ed esperienza sul campo.
Ma l’impossibilità di prevedere l’inserimento di figure specializzate, quali esperti di pianificazione finanziaria o fundraiser, in organizzazioni per la maggior parte piccole e con limitate risorse a disposizione, costringe a concentrare le diverse competenze in un’unica figura. Così l’Istituto Tagliacarne prova a delineare l’identikit di un manager capace di gestire tutti gli aspetti propri del funzionamento di una cooperativa sociale. Dalla pianificazione strategica alla gestione delle risorse umane, fino alle attività di marketing e comunicazione dell’immagine aziendale; il nuovo manager del sociale deve avere la capacità di muoversi in contesti di forte competitività e scarsità di mezzi, mettendo in campo interdisciplinarità e un ampio ventaglio di competenze.
Caratteristiche che proprio i moduli formativi del progetto District Valley hanno cercato di sviluppare, soprattutto nell’ottica dell’ampliamento del network e del reperimento di fondi alternativi al pubblico. Due fattori che secondo l’Istituto Tagliacarne risultano fondamentali per lo sviluppo dell’impresa sociale, perché solo ampliando le capacità di dialogo con altri soggetti privati e pianificando le strategie di ricerca dei nuovi fonti di finanziamento si possono gettare le basi per la creazione di un impresa sociale insieme indipendente e realmente competitiva sul mercato dei servizi alla persona.
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