Non profit
Politiche anti droga, parte la rivoluzione anti sprechi
Regioni fuori dalla porta, unico coordinamento nazionale, pochi progetti ben finanziati. Il pugno duro del capo del dipartimento
di Redazione
Sprechi di denaro, progetti mai avviati, voci spese generiche non supportate da fattura fino a 200mila euro, nessuna rendicontazione né finanziaria né di attività. Non è la trama di un financial thriller ma la realtà italiana del sistema di finanziamento statale per progetti sulla tossicodipendenza descritta da Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento nazionale antidroga: «Un modello che va avanti da dieci anni e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Per Serpelloni, quindi, è ora di cambiare tutto.
Va chiarito però come funzionava la gestione fino ad oggi. Il denaro è sul bilancio del dipartimento, dunque statale. L’incarico della gestione di finanziamenti era stato perciò affidato al responsabile delle politiche antidroga. Però per rendere più efficace il sistema, questa figura si appoggiava alle Regioni e per avere un interlocutore unico era stato istituito un organo, il Coordinamento regionale toscano presieduto da Arcangelo Alfano, che di fatto gestiva direttamente i fondi. È proprio su questo punto che Serpelloni si scalda di più: «Una struttura che ha dimostrato di non essere all’altezza, creando, per motivi politici e di interesse, situazioni di conflittualità tra noi e le Regioni e fra le Regioni. In più non si capisce come possa un ente territoriale coordinare una politica nazionale».
I problemi, a detta di Serpelloni, erano molteplici. Oltre a non sapere per che attività venivano usati e se venivano spesi, i fondi per lo più andavano a sostenere microrealtà territoriali. «Quando sono arrivato le strutture centrali non avevano un’operatività tecnica propria per gestire i progetti. In quest’anno abbiamo lavorato per essere all’altezza. La situazione dei progetti è drammatica, abbiamo speso 18 milioni per 94 progetti senza avere riscontri sui risultati, per non parlare dell’aspetto contabile».
L’idea del capo del dipartimento è chiara e mira a mutare le regole del gioco. «Si finanzieranno solo progetti nazionali. Pochi, ben finanziati e dentro ad una strategia generale. Le Regioni non sono indispensabili. Abbiamo altri interlocutori come le ong e le amministrazioni locali. I progetti saranno coordinati e pilotati da noi, ma senza interferenze nella gestione». Il tutto verrà monitorato: «Il nostro budget è di 10 milioni. Da oggi per reperire i fondi si dovrà esplicitare degli obiettivi e degli indicatori quantitativi. Ogni 3 o 6 mesi dovrà essere presentato un progress report in modo da capire come procedono i lavori». Serpelloni però tende una mano alle Regioni: «Le stiamo aspettando, abbiamo le porte aperte per tutti. Siamo disponibili a ragionare con ognuna di loro e discutere anche bilanci e modalità. L’importante è voltare pagina».
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