Perché aspettare che una situazione possa solo essere recuperata e non invece evitare che degeneri? È questa domanda che sta alla base dei nuovi progetti di Fondazione Exodus, fondata oltre 25 anni fa per il recupero di giovani con problemi di dipendenza.
«Due anni fa abbiamo scelto di cercare di arrivare prima. Ci siamo detti che non potevamo rimanere fermi ad aspettare e così abbiamo deciso di puntare decisamente sull’educazione», racconta Franco Taverna, coordinatore nazionale di Exodus. Così nella storica sede di Parco Lambro si è iniziato a lavorare sugli adolescenti e i giovani e pian piano i progetti si sono moltiplicati.
«Siamo di fronte a una vera e propria emergenza educativa, ci troviamo davanti a ragazzi che magari finiscono gli studi superiori, intraprendono l’università e poi si perdono. La dipendenza da sostanze non è il loro problema principale, è come se perdessero la rotta, vanno alla deriva ed è allora che cerchiamo di intervenire. La nostra è una scommessa, quella di arrivare prima», spiega.
È nato così il progetto del Campus dell’Isola d’Elba, dedicato ai ragazzi che possono vivere un’esperienza intensa in barca, ma anche le iniziative a Jesi, alla Casa di Beniamino e ora il nuovo progetto “La casa dei ragazzi”, una comunità educativa a Cassino, nel frosinate. Qui saranno creati spazi ad hoc per accogliere in forma residenziale una dozzina di adolescenti e pre-adolescenti. Per sostenere questa nuova iniziativa, a metà aprile partirà una campagna di raccolta fondi con l’obiettivo di finanziare i lavori di adattamento dei locali.
Fondazione Exodus ha aperto un nuovo fronte «ma non abbandoniamo il lavoro di recupero, abbiamo semplicemente spostato il baricentro al momento prima», continua Taverna che ricorda anche altri due progetti: “Oratori moderni” e “Don Milani 2”. «Dopo l’esperienza di Milano ed Africo, in Calabria, puntiamo a render più incisivo il secondo progetto e ad ampliarlo nel segno dell’educazione didattica», conclude.
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