Persone
Primicerio, il combattente per la pace che sfidò le bombe a Sarajevo
Se ne va uno dei più stretti collaboratori di Giorgio La Pira, che nel 1965 accompagnò il "Sindaco Santo" a incontrare Ho Chi Minh ad Hanoi, nel tentativo di scongiurare sul nascere la guerra in Vietnam. A sua volta sindaco di Firenze, visse la politica come servizio e governò guardando la città come comunità, oltre la retorica e la rendita. Fino all'ultimo pacifista militante, di lui si ricorda quando, nel 1995, nel mezzo dell'assedio della città bosniaca, si recò a portare aiuti e solidarietà

È morto stanotte a Firenze, a 84 anni, Mario Primicerio, professore di matematica all’Università di Firenze. Fu giovane collaboratore di Giorgio La Pira, guidò a lungo la fondazione che ne ricordava l’opera e fondò nel 1984, con padre Ernesto Balducci, il “Forum per i problemi della pace e della guerra”. Fu sindaco di Firenze, come indipendente a capo di una coalizione di centrosinistra, negli anni 1995-1999.
Con Mario Primicerio scompare l’ultimo grande sindaco di Firenze che fu capace, “lapirianamente”, di tenere insieme l’orizzonte e l’azione sui grandi temi planetari della fine del secolo XX (la pace, il disfacimento dell’ordine bipolare e i rischi di una globalizzazione affidata solo alle logiche del mercato, i conflitti etnici e identitari dentro l’Europa come fu quello balcanico) e l’azione amministrativa per avviare la modernizzazione della città.
Questa dimensione, insieme politica e etica, pragmatica e ideale, razionale e utopistica è il tratto che meglio definisce non solo Primicerio sindaco di Firenze, ma la sua persona a tutto tondo.
Ho qui sulla scrivania, mentre scrivo queste note, il suo libro Con La Pira in Viet Nam (Edizioni Polistampa, Firenze, 2015) che è la testimonianza di questo pensiero lungo di Mario Primicerio, che lui coltivò fin da giovane quando fu il più stretto collaboratore di Giorgio La Pira, preparando e accompagnando il sindaco professore nel paese asiatico, dove incontrò tra gli altri Ho Chi Minh, portando avanti un’iniziativa molto seria e preparata (come ben testimoniano le pagine di Primicerio) di diplomazia dal basso per tentare un cessate il fuoco e un negoziato per la pace.
Lapiriano vero
Questa visione, non retorica e di mera facciata e comunicazione (come negli anni più recenti pure è avvenuto a Firenze da parte di altri sindaci per accreditarsi come continuatori dell’opera lapiriana senza averne le capacità e la convinzione), Mario Primicerio l’ha poi praticata durante il suo mandato di sindaco di Firenze (1995-1999). Ed esattamente come La Pira, fu criticato e deriso dalla destra e anche da qualcuno a sinistra. “Poco politico”, si diceva in certa sinistra; “poco concreto”, si rispondeva a destra. E invece Mario, in quel suo mandato amministrativo fu esattamente questo: politico e concreto. La sua candidatura nacque nel pieno della crisi del sistema dei partiti, a destra come a sinistra; ma non come un’alternativa alla politica, bensì come il recupero della Politica che proprio il sistema dei partiti di quel fine secolo aveva svuotato di contenuti, umiliato e ridotto a puro strumento di potere di parte.
La vicenda politica
Fu la Convenzione Democratica, un’aggregazione di associazioni politico-culturali, individui, comitati e anche pezzi dei partiti della sinistra, che individuarono in lui il rappresentante più libero e politico di un’altra idea della Politica, intesa come servizio alla comunità e non alla “parte”. Un servizio non ai propri destini personali (tanto che alla fine del primo mandato decise di non ricandidarsi) o alla propria corrente o parte, ma all’intera comunità cittadina e alla comunità globale, legate in una sola unità di destino. Quando andò a Sarajevo nel pieno dell’assedio a portare una parola di pace e un impegno per i diritti delle vittime, a destra fu sbeffeggiato (alcuni giovani di quella parte, oggi sono al governo e tutti possono vedere quantomeno la loro incapacità di affrontare questi temi); qualcuno a sinistra scuoteva il capo perché, via, loro sì che sapevano di politica, ma intanto organizzavano le proprie camarille per superare quella anomalia che aveva portato Primicerio alla guida della città. Ma quell’insistenza sui temi della pace, dei diritti umani e della diplomazia delle città di Primicerio si sono dimostrati anche oggi così attuali e urgenti. Quando Primicerio propose, con la sua Giunta, una riflessione di tutta la comunità cittadina sul futuro, sull’idea di città, oltre la rendita e la retorica del passato, anche a sinistra si diceva che erano ubbie intellettuali e che invece bisognava pensare allo sviluppo, cioè a “murare”, costruire. Ma se oggi la città si è dotata di un sistema di tramvie, cioè di trasporto pubblico collettivo, ambientalmente sostenibile, questo lo dobbiamo proprio a quel lavoro, concreto e visionario insieme, di Mario Primicerio.
Un combattente per la pace
Mario è stato, fino all’ultimo, uno strenuo combattente per la pace. E la pace ha bisogno di combattenti; cioè di persone che si mettano in gioco per ottenerla, per costruirla, non per farne un deserto e poi chiamarlo pace. Mentre ancora oggi risuonano le fanfare retoriche del “se vuoi la pace, prepara la guerra”, fanfare che si tingono anche dell’azzurro della Commissione Europea (che però tradiscono l’ispirazione che da Ventotene aveva sognato un’Europa di pace), Mario riprese a camminare, in ogni angolo d’Italia e ovviamente nella sua Firenze, con l’andamento difficile delle sue condizioni già precarie di salute. Un sabato pomeriggio di agosto 2023 salimmo insieme fino a S.Anna di Stazzema per parlare di pace e disarmo nell’anniversario della strage nazifascista. Quando Mario parlava di questi temi assumeva una postura, anche fisica, di grande forza e dignità: un’opposizione al riarmo fondato sulla politica, sulla logica, sul realismo, che metteva a terra l’utopia di un modo diverso di popoli e persone di stare insieme.
A passo lento verso Sant’Anna di Stazzema
È stato un privilegio averlo avuto come sindaco, aver condiviso idee, passioni e amicizia. A guardare Firenze oggi, sfregiata dal turismo volgare, da una rendita estrattivista intenta solo a ripetere bulimicamente la retorica della “culla del Rinascimento” o “della bellezza che salverà il mondo” mentre organizza la bruttezza che lo distrugge e le tasche di pochi si gonfiano di soldi, verrebbe da pensare che non ce lo siamo meritati un sindaco così illuminato e importante. Ma poi, salgo sulla tramvia, leggo i suoi scritti, ricordo la sua voce ferma negli incontri sul disarmo, rivedo nella memoria il suo passo lento e incerto a Sant’Anna di Stazzema e penso alla fortuna che abbiamo avuto ad essere stati da lui guidati e la responsabilità che abbiamo di continuare quel cammino accanto a Mario Primicerio.
Nella foto di apertura, di Paolo Giandotti/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, riceve Mario Primicerio, in qualità di presidente della Fondazione Giorgio La Pira, il 23 novembre 2018.
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