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Prove di pace per i Paesi Baschi

A San Sebastian si sono incontrati una cinquantina di attori della politica e della società basca per discutere del "processo di pace"

di Redazione

Un documento in cinque punti. E un buon successo mediatico. E’ quello che è emerso dalla Conferenza di pace (la definizione è degli organizzatori), che si è svolta ieri a San Sebastian sulla queetsione “basca”.

Un’occasione di confronto voluta dalla cosiddetta sinistra abertzale, la parte politica più vicina a Eta e una volta rappresentata dal partito Herri Batasuna, e organizzata dalla rete Lokarri insieme al gruppo di contatto guidato dal sudafricano Brian Currin, presidente nell’immediata post apartheid della Commissione per la Verità e la Riconciliazione.

Tre ore di discussione nella sala Gandhi dell’elegante Palazzo di Ajete, interventi brevi alla presenza di molti media ma soprattutto di cinque esperti, tra cui l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan, e i tre artefici degli Accordi del Venerdì Santo il leader dello Sinn Fein ed ex esponente dell’Ira Gerry Adams, l’ex presidente dell’Eire Ahern e l’ex capo dello staff di Tony Blair Jonathan Powell. Esperti che alla fine della discussione hanno redatto una dichiarazione.

Un documento in cui gli esperti chiedono a Eta, che ha proclamato una tregua all’inizio del 2011, di fare «una dichiarazione di cessazione definitiva della lotta armata» e di richiedere dialogo ai governi di Francia e Spagna per trattare «esclusivamente la conseguenze del conflitto». Alla stessa maniera i cinque esperti domandano ai governi francese e spagnolo di accettare dei colloqui per parlare delle conseguenze del conflitto, sempre nel caso che Eta dichiari la fine della lotta armata, auspicando anche «passi importanti per favorire la riconciliazione, come riconoscere, compensare e assistere le vittime».

Uno dei punti più controversi della dichirazione rimane però il suggerimento «affinché attori non violenti e rappresentanti politici si riuniscano e discutano questioni politiche e non, fatto che potrebbe contribuire a una nuova era del conflitto», un dialogo che per gli esperti potrebbe essere moderato da mediatori internazionali.

Adesso con la conferenza al termine, qualcuno, come la sinistra nazionalista canta vittoria, qualcun altro pigia sul freno. Soprattutto perché la dichiarazione di Eta sulla fine della lotta armata non c’è e non si sa quanto sia vicina.

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