Welfare

Provenziano, don Ciotti: “Chi lo ha coperto per 43 anni?”

Se lo chiede il presidente di Libera

di Redazione

“Qualcuno dovra’ spiegare come e’ possibile una latitanza di 43 anni. Mentre siamo riconoscenti a quegli apparati dello Stato che hanno fatto la loro parte chiediamo di sapere cosa e’ venuto meno in questo lungo periodo di tempo, chi ha coperto, le connivenze. Abbiamo bisogno di conoscere la verita’ perche’ solo con la verita’ si costruisce la giustizia”.

Lo ha affermato don Luigi Ciotti, presidente di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, commentando al Servizio Informazione Religiosa della Chiesa Italiana l’arresto di Bernardo Provenzano.

Secondo don Ciotti, le urla che hanno accolto il boss mafioso al suo arrivo nella Questura di Palermo sono “l’espressione di quella collera dei poveri, come la chiamava Paolo VI, che ti permette di reagire contro le ingiustizie, di vincere le sopraffazioni, le violenze, la privazione di liberta’”.

“Rivendico anch’io – ha sottolineato – il diritto alla rabbia che e’ un atto d’amore. Ci si arrabbia per le cose che si amano. E quelle urla, al di la’ di alcune espressioni, volevano affermare la giustizia, la verita’ e la liberta’”. Per il presidente di Libera, “la mafia non basta combatterla, bisogna sconfiggerla e per farlo e’ necessaria la risposta repressiva, il lavoro della Magistratura e degli organi investigativi unita all’impegno di tutti”. “Non basta – ha ricordato don Ciotti – la solidarieta’ alle forze dell’ordine, dobbiamo sentire la corresponsabilita’. Questi problemi sono anche ‘cosa nostra’, ci appartengono, non possiamo delegarli. E’ necessario sentire il ruolo della dimensione educativa, che deve coinvolgere la scuola, la famiglia, la formazione dei docenti, per dare le conoscenze ai nostri ragazzi rispetto alla legalita’, alla giustizia, ai diritti, alla cittadinanza”. L’arresto di Provenzano, ha concluso il sacerdote, “suscita grande gratitudine nei confronti delle Istituzioni che pagando spesso un prezzo alto, pensiamo ai magistrati, ai poliziotti e ai carabinieri uccisi, lottano ogni giorno contro l’illegalita’ mafiosa”.

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