Non profit

Quando il medicodiventa un secondino

Psichiatria Un'emergenza che nessuno racconta

di Redazione

di Nino Piazza
Sulla psichiatria in tanti, in troppi parlano per sentito dire. Invece già quasi un secolo fa Anton Cechov insegnava a non parlare di cose che non si conoscono: aveva capito il pericolo che l’incompetenza nascondesse in realtà un calcolo. E qual è questo calcolo? È quello che tanti chiamano “la costruzione del pazzo”. Il paziente che chiederebbe, come dice la parola stessa “pazienza”, viene liquidato con una formula che semplifica tutto e induce a legittimare qualsiasi trattamento: è un pazzo. Così la terapia si riduce sostanzialemente a questo: a ricordare a intervalli regolare alla persona in questione e a chi gli vive attorno, che la sua è una condizione di “pazzia” e che da questa non si esce. È il pecorso delle sche che sostituisce quello del soggetto. E se anche il soggetto ha in sè una minima volontà di venirne fuori, di intraprednere percorsi per uscire dalla sua condizione, davanti a sé trova il secondino che ha solo il compito di richiuderlo nella cella della sua presunta condizione. Un tempo il secondino aveva il comnpito di rinchiudere queste persone nei manicomi. Oggi la situazione è cambiata, ma la dinamica è la stessa_: si tratta di attribuire a un apersona un’etichetta per sempre. È come se un citadino avesse un’influenza e il medico lo schedasse come “influenzato” a vita! Questo accade tutt’oggi in tanti presidi psichiatrici opreanti sul territorio che si limitano a un compito puramente burocratico di controllo: Ma questo è un servizio di ordine pubblico non di salute mentale!. Un centro di salute mentale deve produrre salute non deve aliemntare la pazzia. Dopo la Basaglia si sono create tante strutture ma in tante zone d’Italia non è stata fatta crescere una cultura della solidarietà né una profesionalità adeguata. Chi mai racconterà gli sconci che avvengono in tanti presidi territoriali, dove anche i dentisti si improvvisano psichiatri?

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