C’erano più di 100 alti dirigenti d’impresa al summit sulla Csr che si è tenuto ad ottobre a Dubai. Un appuntamento ormai tradizionale per i manager delle grandi aziende del Medio Oriente. Perché alla corte dello sceicco Al Maktum, prodigo in iniziative del genere, si andava a scuola di sviluppo sostenibile e di responsabilità sociale d’impresa. La direttrice del Sustainibility Advisory Group, Maria Sillanpaa aveva concluso i lavori ammonendo i presenti che «dopo il collasso di Lehman Brothers il business avrebbe richiesto etica e trasparenza». Detto, fatto. Non si è discostato di molto, il 25 novembre, poche ore prima di lanciare l’allarme sui conti dell’emirato, il discorso di Belaid Rettab, il ceo della Camera di commercio di Dubai con le deleghe per la Csr, davanti alla platea dei banchieri degli Emirati Arabi Uniti, raccolti nel forum sulle banche e sostenibilità. E non c’è da stupirsi se pure il marchio d’impronta di Nakheel, la controllata di Dubai World, oberata da 59 miliardi di debiti sui quali non è più in grado di pagare gli interessi alle banche, è orientato verso i principi della Csr. La società incaricata di costruire le isole artificiali di Palm Jumeirah ha lanciato un doppio piano di sostenibilità ambientale e di governance. Perché, come dice la brochure della compagnia, «nessun altra società è come Nakheel, fin dal 2007 impegnata in tutti i campi della Csr». (C.B.)
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