Non profit
Quanto è indietrola Chiesa italianaE che “incidenti”…
Intervista Fabio Salviato (Banca Etica)
di Redazione
Etica&Finanza: Fabio Salviato, presidente di Banca Etica, da pochi mesi Allianz amministra in un fondo dedicato, socialmente responsabile, le finanze della Chiesa francese. Che ne pensa?
Fabio Salviato: Ne penso piuttosto male. Allianz è un’operatore di rango e di indubbia qualità, ma non ha autorevolezza né comprovata esperienza nel campo degli investimenti etici. Quindi se l’idea di base è felice, la conclusione poteva essere gestita meglio.
E&F: Si tratta comunque di una svolta per le casse della Chiesa cattolica. Tanto più che una buona fetta delle finanze arriva dalle donazioni dei fedeli.
Salviato: Senza dubbio. In questo senso non posso che rallegrarmi della scelta etica. Mi auguro che sia solo l’inizio di una lunga serie di piccole rivoluzioni finanziarie. E che presto aprirà la strada anche per un rinnovamento anche in Italia. Magari seguendo il percorso di Fondazione Cariplo che insieme ai Salesiani ha dato vita a una piattaforma multicomparto di investimenti etici e non profit. Etica Sgr fornisce la valutazione sugli investimenti.
E&F: In che rapporti siete con la Chiesa italiana?
Salviato: Buoni. In passato persino ottimi, quando alcuni istituti diocesani avevano sottoscritto alcune quote nei fondi di investimento di Etica Sgr. Oggi la situazione è in stallo. Stiamo cercando di recuperare.
E&F: Dei salesiani ha già detto. Gli altri ordini religiosi e la Cei come investono il loro patrimonio?
Salviato: Il nostro ufficio studi ha compiuto qualche ricerca, in particolar modo sui missionari. Normalmente il patrimonio viene affidato a società di gestione esterne che poi fanno trading su migliaia di titoli a seconda dell’andamento dei mercati. In portafoglio però abbondano le azioni di aziende i aperto conflitto con i principi cristiani. Abbiamo trovato di tutto: da aziende produttrici di materiali pornografici fino all’industria bellica.
E&F: E missionari lo sanno?
Salviato: Perlopiù non ne sono consapevoli. Il problema, e insieme il paradosso, è che tra gli economi dei vari Ordini c’è il timore diffuso che la finanza etica bruci denaro, o almeno non sia in grado di ottenere rendimenti dignitosi. Casse svuotate e quindi opera pastorale azzerata. Un errore oggi tanto più evidente: nell’anno della crisi subprime, i fondi etici sono gli unici ad aver retto alla tempesta finanziaria.
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