In Italia, rispetto ad altri Paesi, è di fatto assai debole l’attenzione verso la tutela dei minori in materia di comunicazione. Le norme, in verità, non mancano: dai codici di autoregolamentazione, a vari provvedimenti legislativi e delibere di autorità indipendenti. Tuttavia, come affermato dall’illustre costituzionalista Augusto Barbera, «la personalità dei minori, sia dei bambini che degli adolescenti, appare tuttora priva di una effettiva tutela e schiacciata fra una mal interpretata libertà di espressione ed una ben calcolata libertà del mercato».
È il caso di una sconcertante pubblicità della Sony Italia che mostra un bambino “in posizione orante” davanti al televisore (con la sorellina che lo guarda compiaciuta), che riflette la sua immagine trasfigurata nel suo idolo. A mio avviso, tale pubblicità – oltre a violare l’art.11 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale – si sostanzia in una pratica commerciale scorretta che arreca danno alla personalità dei minori, abusa della loro naturale credulità e mancanza di esperienza ed abusa altresì dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani. Utilizzare la figura adolescenziale per vendere un televisore, infatti, è quanto di più scorretto si possa fare nei confronti dei minori e dei genitori che fanno tanta fatica per educarli ad una vita meno “passiva” possibile. Non bisognerebbe mai incitare i bambini a stare davanti alla tv: il tempo da loro trascorso in questo modo, infatti, già supera le due ore al dì per il 13% di loro, numero che sale al 25% nel fine settimana, comportamento cui è associato un maggior rischio di obesità, anche a voler trascurare gli effetti sullo sviluppo psico-motorio ed affettivo.
Anche la professoressa Anna Oliverio Ferraris, da me interpellata, condivide la mia opinione: «Si gioca cinicamente con l’inconscio dei bambini, li si induce cioè in modo subdolo ad identificarsi non solo con il personaggio “prestigioso” che appare sullo schermo, ma con lo schermo stesso e… con quel tipo di televisore. Inoltre, si incoraggiano i bambini a stare davanti alla tv, come se quello fosse un modo naturale di trascorrere il tempo per la loro età, quando invece hanno bisogno di muoversi, di agire, di prendere iniziative, di essere protagonisti dei loro giochi. Una pubblicità del genere non troverebbe ospitalità nei Paesi del Nord Europa dove c’è un maggior rispetto per i bambini e una maggiore sensibilità nei loro confronti».
Per tali motivi ho provveduto a denunciare la pubblicità della Sony sia al Comitato di controllo dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria che all’Antitrust. La denuncia è stata inoltrata con un inutile appello alla direzione Comunicazione della Sony Italia, affinché la società ritirasse o modificasse la pubblicità ritenuta scorretta.
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