Sei milioni blindati in una stanza al Viminale. Non si tratta di un tesoretto nelle casseforti dell’Interno, ma del prezzo che i contribuenti sborsano ogni anno a Telecom per il nolo dei famosi braccialetti elettronici per detenuti. Tutti inutilizzati. La misura alternativa, pensata per i reati meno gravi e voluta dal ministero della Giustizia (nella foto, il Guardasigilli, Angelino Alfano), naufragò subito dopo le prime sperimentazioni del 2001. Da allora, di cinturini elettronici ogni tanto si riparla «senza però la volontà politica di rimetterli in funzione, previo adeguamento alle nuove tecnologie» denuncia Donato Capece, segretario del Sappe, il sindacato autonomo della Polizia penitenziaria. Quel che è sicuro e che si continuerà a pagare fino al 2011, anno in cui finalmente scadrà il contratto.
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