Non profit
Quel doppio attacco alle cooperative di tipo B
Il presidente di Federsolidarietà Guerini denuncia...
di Redazione

«Èin corso un attacco duplice alle cooperative di tipo B, le uniche realtà che in Italia fanno inserimento lavorativo di persone svantaggiate». È un vero e proprio allarme quello lanciato da Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà.
Social Job: Quali sono i fronti critici?
Giuseppe Guerini: Il primo è la riduzione della spesa per la pulizia nelle scuole. Un taglio del 25% che colpisce le cooperative. Con Legacoop sociali, Agci sociali abbiamo scritto ai ministri Gelmini, Sacconi e Tremonti, per chiedere loro di ripensarci. È una decisione che riguarda circa 2mila lavoratori, in gran parte svantaggiati. E quindi difficilmente ricollocabili. È vero che tagliando ora il ministero risparmia, ma se poi dobbiamo spendere gli stessi soldi o più per gli ammortizzatori sociali in deroga, dov’è la logica?
SJ: E che risposta avete avuto?
Guerini: Nessuna. Abbiamo ottenuto un incontro con un funzionario. Gentile per carità, disponibile, ma ci ha risposto: «Il mandato politico è questo».
SJ: Qual è il secondo attacco?
Guerini: Molte cooperative sono impegnate per servizi legati al ciclo dell’igiene urbana e dei servizi ambientali, attività nelle quali è possibile realizzare inserimenti lavorativi, come riconoscono gli amministratori che sottoscrivono clausole sociali o gli affidamenti con convenzioni realizzate ai sensi dell’art. 5 della 381. Convenzioni che, nonostante un numero crescente di protocolli o accordi politici sottoscritti tra associazioni della cooperazione e amministrazioni pubbliche, rischiano di rimanere disattese anche a seguito della recente sentenza del Consiglio di Stato che, confermando il pronunciamento di un Tar, esclude dalla sfera di applicazione delle convenzioni ex lege 381/91 i cosiddetti “servizi pubblici locali”.
SJ: Ci può spiegare meglio?
Guerini: La vicenda nasce da un ricorso di un’azienda di igiene urbana che ha impugnato la decisione di un Comune della provincia di Brescia di affidare i servizi di igiene urbana ad un cooperativa sociale d’inserimento lavorativo, ricorrendo appunto alla convenzione ai sensi della legge 381/91, che consente la deroga al bando pubblico. Ora sarebbe troppo lungo ricostruire in questa sede l’intero iter processuale, tuttavia il risultato è che il Consiglio di Stato ha affermato un principio che ci preoccupa molto, da un lato perché sottrae dalla possibilità di ricorrere alle convenzioni 381/91 un’area molto ampia di potenziale attività per le cooperative sociali d’inserimento lavorativo; dall’altro canto apre un fronte di deriva che fa sostenere a qualche funzionario pubblico che non vuole prendersi la briga di leggere per intero la sentenza, che il Consiglio di Stato avrebbe sentenziato sulla inapplicabilità tout-court delle convenzioni articolo 5 legge 381. Affermazione quest’ultima tanto infondata quanto fuorviante.
SJ: Così un’azienda, controllata dai Comuni, ha messo i bastoni fra le ruote alle cooperative?
Guerini: Esatto. Questo inoltre apre la strada ad altri contenziosi, ed infatti proprio di recente, sempre in provincia di Brescia, un’azienda privata ha opposto un altro ricorso verso un Comune che aveva avviato l’affidamento della gestione di una “Stazione ecologica” ad una cooperativa sociale d’inserimento lavorativo, appellandosi appunto alla sentenza del Consiglio di Stato. Si determina una situazione quasi paradossale, per cui per difendere un principio se ne disconosce un altro, e cioè la funzione pubblica svolta dalle cooperative sociali. Allo stesso modo con cui per risparmiare sul costo delle pulizie nelle scuole si spenderanno più risorse per gli ammortizzatori sociali o per interventi di assistenza per le persone svantaggiate che verranno espulse dal mercato del lavoro.
SJ: Da qui, l’allarme…
Guerini: Ci troviamo di fronte a una emergenza. Rischiamo di trovarci a competere in un momento così difficile ad armi impari. Noi abbiamo desiderio e capacità di confrontarci con le regole del mercato e della competizione in concorrenza, ma dobbiamo poterlo fare ad armi pari: noi ci facciamo carico di far lavorare persone svantaggiate e quindi chiediamo che ci venga riconosciuta la possibilità di “recuperare” il deficit competitivo con qualche piccolo strumento di protezione.
SJ: E invece?
Guerini: Vediamo da un lato molte imprese ordinarie (sia pubbliche che private) proiettarsi all’attacco di tutti gli spazi possibili, mentre le amministrazioni pubbliche paiono ritirarsi a giocare in difesa cercando di fare qualche risparmio ma mi pare perdendo sul fronte di una funzione pubblica di inclusione sociale che proprio nei momenti di crisi dovrebbe essere rinforzata e non indebolita. Come se non bastasse, dobbiamo fare i conti anche con parti del sindacato che chiedono l’applicazione, per le cooperative che operano in servizi esternalizzati dalle aziende municipalizzate, del contratto collettivo di riferimento delle aziende pubbliche, anziché del Ccnl delle cooperative sociali che pure è sottoscritto dalle tre principali confederazioni sindacali italiane.
SJ: Un bel groviglio…
Guerini: La combinazione di queste situazioni determina effetti in taluni casi aberranti, come nel caso di un bando per l’affidamento di un servizio di igiene ambientale che proponeva, là dove parte dei servizi fosse stata affidata a cooperative sociali, che queste applicassero il Ccnl di settore per i lavoratori normodotati, e il Ccnl cooperative sociali per gli svantaggiati: uno straordinario esempio di ghettizzazione e discriminazione “al pubblico incanto”.
SJ: Come risponderete?
Guerini: Fare informazione, magari una campagna di sensibilizzazione sul Libro verde sull’inserimento lavorativo. Intendiamo approfondire le sentenze, fare iniziative da condividere con Legacoop Sociali e Agci Sociali. D’altro canto occorre lavorare perché le cooperative sappiano chiedere l’esigibilità degli accordi sottoscritti dalle amministrazioni: bisogna che i politici riescano ad applicare quelle intese che loro stessi si sono impegnati a promuovere. Si rischia che una fascia importante della popolazione rimanga esclusa dal mercato. Le cooperative comunque hanno risorse e creatività: in molti casi stanno ingegnandosi per soluzioni solidali, per trovare forme di reciproco aiuto tra i soci della stessa cooperativa, ma la solidarietà interna e la creatività non reggono quando si rischia di perdere il 50% dell’attività che genera il fatturato.
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