Non profit

Quella palestra dell’essere che tiene vivo il desiderio

Un motore chiamato pulsione al cambiamento

di Redazione

Presentando la prima ricerca sul “Valore sociale ed economico del volontariato di Monza e Brianza”, Patrizia Cappelletti, ricercatrice dell’Università Cattolica e coordinatrice della redazione Archivio Generatività italiana se ne è uscita con una frase che ha stupito: «Il volontariato tiene vivo il desiderio». L’abbiamo cercata, per capire.
Che cosa c’entra il desiderio con il volontariato?
Il volontariato è una palestra del fare, ma soprattutto dell’essere. Ha a che fare con i temi grandi della libertà e della responsabilità, apre a un’antropologia più grande di quella dei piccoli desideri a cui ci hanno abituato. Al di là degli obiettivi più immediati e magari anche settoriali, il volontariato ha una pulsione al cambiamento, a migliorare la realtà, che non solo fa del bene ma produce benessere anche in chi lo compie.
E qui entra in gioco il legame con la bellezza?
Una cosa è bella quando fa coincidere “l’essere” – il suo essere reale – con il “come dovrebbe essere”: la bellezza è la promessa di un mondo riappacificato. Così anche il volontariato, che è un’azione figlia della libertà e della gratuità che, spesso in modo assolutamente creativo, decide di spendersi per ricomporre ferite non ancora sanate, per riconciliare “l’essere” con il “come dovrebbe essere”. Il volontariato, come la bellezza, non fa null’altro che ricomporre un pezzo di mondo.
Qual è il modo tipico di essere generativo del volontariato?
L’innovare socializzando, che significa innovare a partire dalle relazioni. Attraverso questo movimento si rigenera il capitale di fiducia e si riproducono legami, coesione sociale, cultura. La generatività produce un’eccedenza che circola, ricade su molti e potrà riprodurre altrove qualcosa di altrettanto innovativo, gratuito e generoso.
Come fare a sostenere questa gratuità?
Certo oggi, in condizioni di maggiore insicurezza e vulnerabilità, anche fare volontariato è più difficile. Per sentirsi interpellati, è necessario riconoscersi parte di qualcosa. Promuovere l’azione gratuita e solidale significa innanzitutto sostenere il diffondersi di identità ampie e inclusive, che muovano la solidarietà. E poi? anche i volontari sono infragiliti, paradossalmente c’è bisogno di maggiore cura degli stessi volontari, affinché continuino non solo ad affrontare bisogni sempre più complessi, ma a credere nell’Altro e nel futuro. Il volontariato consente ai giovani di salire sulle proprie spalle, per guardare lontano.

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