Mondo

Quella pulita arriva dal deserto

In Nordafrica e Medio Oriente un enorme potenziale di fonti alternative

di Redazione

Con la crescente domanda di energia e il forte sviluppo delle rinnovabili, le zone aride e desertiche si trasformano da problema in risorsa. Infinite distese sabbiose si rivelano essere una grande opportunità da sfruttare, complice il cambiamento climatico, l’esauribilità delle risorse fossili, la richiesta di sicurezza in tema di approviggionamenti energetici.

Secondo l’International Energy Agency, la domanda mondiale di energia crescerà del 36% al 2035: una valida risposta potrebbe fornirla lo sfruttamento dell’enorme potenziale energetico del sud del Mediterraneo, con la produzione di energia elettrica rinnovabile nei deserti e nelle zone aride. Ogni anno, infatti, il territorio dei Paesi cosiddetti “Mena” (Nord Africa e Medio Oriente), è investito da una quantità enorme di radiazione solare, più del doppio dell’intera Europa. Se sfruttata, anche solo parzialmente, questa permetterebbe di investire in progetti destinati a coprire parte del proprio fabbisogno, di puntare sull’esportazione e di favorire occupazione, sviluppo economico e delle competenze.

Stando a quanto emerge dal volume “Energia dal deserto” a cura di Roberto Vigotti (Edizioni Ambiente), questa soluzione soddisferebbe non solo la domanda delle popolazioni dei Paesi Mena, ma anche quella dell’Europa. E se finora le aree di maggior sviluppo per grossi impianti solari sono state Stati Uniti e Spagna, per il futuro si punta all’area sahariana con le sue riserve illimitate di energia solare.

“Non più tardi di 10 anni da oggi, centrali solari ed eoliche da queste aree cominceranno ad alimentare anche le reti elettriche europee“, è l’opinione di Paul Van Son, Ceo del consorzio Desertec Inustrial Initiative, il cui scopo è di costruire un sistema elettro-energetico in grado di soddisfare gran parte dei bisogni dei Paesi Mena e di coprire il 15% del fabbisogno europeo al 2050. Oggi Desertec è un network che conta quasi 60 soci e partner, tra cui Enel GreePower, Terna, Unicredit.

Ma c’è anche il Piano Solare Mediterraneo che, varato nel 2008, prevede di installare nell’area una capacità di produzione pari a 20 Gw entro il 2020 (di cui 5 Gw da esportare verso l’Europa), con un investimento che oscilla tra i 38 e i 46 miliardi di euro, e il progetto Medgrid il cui scopo è di trovare le giuste soluzioni per rendere possibile lo scambio dell’energia tra i due continenti. L’iniziativa è del governo francese, insieme con 20 azionisti leader nella produzione, trasporto e distribuzione dell’energia.

Negli ultimi anni sono state diverse le iniziative volte a favorire il settore energetico nell’area: oltre a quelle già citate, nel 2010 si è costituito il consorzio Transgreen; la Commissione Europea ha lanciato il progetto “Paving the way for the Msp” e, nel 2011, si è svolto il primo meeting di esperti per il rilancio del Piano solare per il Mediterraneo. Ma uno dei più importanti risultati di queste iniziative è rappresentato dal varo di Piani nazionali solari in alcuni Paesi del sud, come Marocco, Tunisia, Algeria, Giordania.

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