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Qui cade anche il film

Cinema. La caduta, ricostruzione degli ultimi giorni di Hitler.

di Redazione

Preceduto da mille polemiche in patria, basato sul libro dello storico Joachim Fest e sulle memorie di Traudl Junge, segretaria del dittatore, dal cui punto di vista la storia è narrata, La caduta è la cronaca dell?ultimo periodo di vita di Hitler, rinchiuso nel bunker di Berlino con Eva Braun e i suoi fedelissimi.
Non si può dar torto a Wim Wenders, che lo ha duramente criticato: una regia inesistente, scarso dal punto di vista cinematografico, il film è solo una pedante lezione di storia, una ricostruzione priva di verità drammaturgica. Maldestro, interminabile, soporifero, dominato da una teutonica rigidezza, questa ennesima rivisitazione della storia di Hitler soffre di un impianto didattico che soffoca quasi ogni scena: attori in costume che leggono paragrafi di libri di storia. Questa assoluta esattezza della ricostruzione si rivela il limite insanabile di un film con cui i tedeschi perdono ancora una volta l?occasione di analizzare pienamente il proprio passato.
L?opera infatti è priva di posizione: tutto viene detto e mai mostrato, le cause vere non sono mai ricercate e la critica al nazismo si esaurisce nella recensione di una patologia. Il nazismo viene romanzato e spettacolarizzato, le storie private prendono il sopravvento su tutto. Hitler era semplicemente un matto: ecco la causa della guerra e di decine di milioni di morti.
Nel suo osceno sentimentalismo La caduta applica alla perfezione il principio estetico delle soap; nei momenti cruciali veniamo inondati da una musica pseudo romantica che ordina il sentimento e aiuta gli spettatori a piangere. La sceneggiatura presenta una serie di linee narrative secondarie, tese a farci vedere i tedeschi buoni e a mostrarci la coscienza critica sempre vigile del Paese: nel bunker là sotto invece sono tutti pazzi (Hitler), invasati e infantili (Goebbels) o semplicemente stupidi (Eva Braun). Alla fine la vera segretaria, in una immagine di repertorio, ammette la sua colpa a nome di tutti, ma la verità dei documenti non basta a salvare un film privo della verità dell?arte.
Bruno Ganz è un monumento mondiale dell?arte recitativa e la sua prova, pur non riuscendo a sollevare le sorti di una rappresentazione ambigua e brutta, è l?unica ragione per vedere La caduta: la sua performance si fonda soprattutto sulla mimesi fisica e psichica (i tic, l?andatura, il tremito della mano, la voce nelle terribili sfuriate, lo sguardo febbricitante).
Andrea Leone
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