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Qui, dove a fare il sindaco si rischia la galera. Ma le strade le asfaltiamo ugualmente

L 'esperienza di primo cittadino di Selim Kurbanoglu

di Redazione

La città di Diyarbakir, Amed in curdo, è il cuore della regione contesa nel Sud-Est della Turchia. Le sue origini risalgono almeno a cinquemila anni fa, affondando nella storia dell’antica Mesopotamia. Negli anni 90 la città ha accolto migliaia di rifugiati interni, costretti a fuggire dai villaggi distrutti nel conflitto tra l’esercito turco e i guerriglieri del Pkk. Così, negli ultimi vent’anni la popolazione è passata da 350mila abitanti a circa un milione, con un aumento esponenziale della povertà e disoccupazione. Abbiamo incontrato Selim Kurbanoglu, il primo cittadino di Yenisehir, una delle municipalità del Comune di Diyarbakir.

Quali le difficoltà quotidiane nel gestire un territorio così complesso?
Il primo problema è la scarsità di risorse, perché il governo penalizza i Comuni guidati dal mio partito, il Bdp. E il partito stesso è in difficoltà a causa dell’arresto di molti militanti, tra cui nove sindaci eletti nel 2009. Dopo il grande successo alle elezioni amministrative, il nostro partito, che allora si chiamava Dtp, Partito della società democratica, è stato messo fuorilegge per la quinta volta, per rinascere con il nome di Bdp. Ormai abbiamo finito le lettere dell’alfabeto: non so che sigla potremo inventarci la prossima volta. Anch’io sono stato eletto nel 2009 e mi considero fortunato per non essere finito in carcere.
Come vengono amministrati i Comuni il cui sindaco è in prigione?
Al loro posto c’è il vicesindaco. Certamente una persona non può essere sostituita con un’altra, ma si cerca di portare avanti comunque il suo programma. A volte, paradossalmente, l’esito è anche migliore, perché c’è un sostegno ancora più forte della popolazione. Negli ultimi dieci anni il volto della città è cambiato: sono state asfaltate le strade, rifatte le tubature dell’acqua e valorizzate le antiche mura.
Come si fa a lavorare bene in mancanza di risorse?
Organizziamo assemblee popolari ogni mese, nei diversi quartieri della città. Qui i cittadini espongono i loro problemi e, in base al budget a disposizione, si decide assieme quali sono le priorità a cui far fronte. Voglio anche sottolineare che nessuno dei politici del Bdp è stato mai condannato per corruzione. I capi d’accusa sono altri, sostanzialmente far parte del Pkk. La gente ci sostiene, anche se il partito non ha soldi, e molti ci aiutano gratis.

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