Non profit
Rapimento di padre Bossi: per i preti, manco una fototessera
Appello dei missionari comboniani in favore del missionario rapito
di Redazione
“Non ci sono rapiti di serie A e di serie B, sul rapimento di padre Bossi e’ calato il silenzio specialmente da parte del governo, la Farnesina tace e io chiedo che dica cosa sta facendo per garantire che si tenta di tutto per la liberazione”. Così Roberto Formigoni – presidente della Regione Lombradia, terra d’origine di padre Giancarlo Bossi, il missionario rapito nelle Filippine il 10 giugno – he denunciato oggi la scarsa attenzione politica e mediatica riservata al missionario. “Con altri rapiti l’attenzione del governo, forse perché ideologicamente alle loro posizioni politiche, ha fatto ben altro”, ha insinuato il presidente.
La dichiarazione di Formigoni giunge a sostegno di una campagna avviata dai missionari comboniani, per la “richiesta di interessamento da parte del Ministro degli Esteri Massimo D’Alema per la liberazione di don Giancarlo Bossi”. Così scrive la redazione: “Quando è stato rapito Daniele Mastrogiacomo il paese è stato colto da una specie di infarto collettivo. Lo stesso valeva per la Sgrena e per altri. Non c’era titolo di giornale o apertura di TG che non fosse dedicata a quell?evento. Ogni comune italiano, anche il più piccolo e sperduto, si sentiva in dovere di fare la sua fiaccolata. In confronto l’effetto del rapimento nelle Filippine di padre Giancarlo Bossi è un sussurro davanti al frastuono: non ha cittadinanza mediatica, non muove e non commuove le masse marcianti, gli manca il glamour da “evento”. Non è una sorpresa. Persino l’uccisione di don Andrea Santoro in Turchia suscitò meno clamore del rapimento delle due Simone o di Giuliana Sgrena. Scandagliare il motivo di questa disparità di percezione non è facile. C’è di mezzo un pregiudizio anticristiano e uno antiamericano. Il primo fa sì che ciò che accade ai preti e in genere ai cristiani nel mondo non venga registrato dai sismografi mediatici. Come se un po? di martirio fosse dovuto quale prezzo di una evangelizzazione vista ancora come un sopruso. Il secondo garantisce notorietà , fama e rispetto a chi in qualche modo si fa testimone delle nefandezze americane nel mondo, o se ne dissocia anche solo con la sollecitudine verso le sue vittime. Tutto questo però non basta ancora a spiegare l’immenso divario di trattamento tra un prete e un giornalista o a capire perché lo stendardo con la gigantografia di Mastrogiacomo sventolava sul Campidoglio e per don Bossi manco una fototessera”.
Da ieri è partita una campagna di mail, da inviare a Massimo D’Alema (m.dalema@massimodalema.it)
Gentilissimo Ministro degli Esteri Massimo D’Alema sono qui a chiederle un suo maggior interessamento per la liberazione di Don Giancarlo. Tutta la comunità Cristiana prega incessantemente perchè questo avvenga ma noto un progressivo disinteresse da parte della stampa. La prego di farsi carico di questo mio appello e di tanti altri che seguiranno.
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