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Rassegna stampa: “L’Italia federale”
Il tormentone estivo della riforma federalista trova ampio spazio sui giornali di oggi
di Redazione

Rassegna stampa a cura della redazione di Vita
Sintesi di Franco Bomprezzi
Mentre il mondo si interroga sul futuro del Pakistan e della Georgia, dopo le dimissioni di Musharraf da una parte e la promessa di Mosca di ritirare i carri armati dall’altra, in Italia i quotidiani dedicano ampio spazio al tormentone estivo della riforma federalista, con la cosiddetta bozza Calderoli, ieri al centro di un incontro in montagna fra la Lega e il ministro dell’economia Tremonti.
Partiamo da Il Sole 24 Ore che dedica il primo piano alla riforma di Calderoli e con il titolo “Federalismo con sanzioni” mette l’accento sulle multe ai sindaci che non rispetteranno le regole sul contenimento delle spese, la limitazione delle assunzioni e l’obbligo di imporre nuove tasse. Attenzione anche alla cabina di regia formata da governo, regioni ed enti locali per coordinare la finanza pubblica, che sarà lo strumento di controllo tra le regioni stesse, anche se non è chiaro che ruolo avrà l’esecutivo. Sempre in tema, il giornale fa i conti in tasca alle regioni e mostra che soltanto tre di queste, Sardegna, Umbria e Lombardia, nel 2007 hanno avuto entrate superiori alle spese. Nettamente in rosso anche la provincia autonoma di Bolzano, nonostante abbia ricavi altissimi, secondi soltanto alla Valle d’Aosta.
Al tema della riforma federalista sono dedicate 2 pagine de La Stampa (nessun titolo in prima pagina, però). L’apertura dell’inviato Giovanni Cerruti è un pezzo a metà tra il colore e la politica, si parla della tirata d’orecchi a Tremonti festeggiato per il compleanno e si chiude con la boutade di Bossi «Questa volta deve essere la volta buona per il federalismo, altrimenti ci penserà il popolo con mezzi più sbrigativi». Complice il compleanno di Tremonti (61°), le cime del Cadore (dopo la Lorenzago della Devolution, ora tocca a Calalzo), Calderoli, Bossi, Tremonti e il capogruppo alla Camera della Lega Roberto Cota, discutono il testo sul federalismo. Calderoli detta l’agenda della riforma: «Il testo è sempre più vicino a quello finale. Ora tocca Bossi e Tremonti dare l’ultima lettura. Entro fine mese conto di presentarlo a Regioni, Province e Comuni e a fine anno saremo pronti con la legge delega». Poi si sbilancia con una previsione: «Se tutto andrà a buon fine nel 2015 avremo l’Italia federale e avremo un federalismo assolutamente solidale e a costo zero».
Interessante, sempre su La Stampa, una tabella infografica basata sui dati della Cgia di Mestre che illustra la distribuzione delle entrate tributarie nei diversi livelli di Governo. Se in Italia agli enti locali vanno il 21,9% delle entrate a fronte del 78,1% dello Stato, in Spagna e Germania (Paesi a cui Calderoli dice di ispirarsi) la percentuale è così distribuita: Spagna 46,1% agli Enti locali e 53,9% allo Stato, Germania 50,8% agli Enti locali e 49,2% allo Stato.
Il Corriere della Sera colloca l’argomento solo a pagina 13: «Bossi, ultimatum sul federalismo: via libera o useremo mezzi sbrigativi”. È l’unico giornale a sottolineare nel titolo i toni sempre perentori e quasi da avvertimento mafioso del senatùr. Rende conto per accenni anche di un incidente con la stampa: «con gli invitati che quasi arrivano alle mani con le troupe televisive e Calderoli che esce dalla baita brandendo quel che sembra un ceppo»…
Del federalismo la Repubblica non parla in prima. Lo fa, ampiamente, in una doppia interna. Federalismo, monito di Bossi “Se si blocca lo farà il popolo” è il titolo del pezzo di Paolo Berizzi, che parte dai già menzionati avvertimenti di Bossi. Quanto alla sostanza: sarà una riforma a costo zero, in fase transitoria dal 2010, non toccherà la Costituzione e gli Statuti regionali. Parola di Calderoli. L’allegria dell’incontro Bossi-Tremonti- Calderoli è però smorzata dai commenti degli alleati. Italo Bocchino dice «siamo contrari a una normativa che determini regioni di serie A e altre di serie B». Per Raffaele Lombardo, governatore siciliano, «il progetto di legge contiene tutte le nostre richieste, dalla salvaguardia delle specialità al fondo perequativo che garantisce un federalismo fiscale. Ci sono i presupposti perché la Sicilia in 10 anni raggiunga gli standard del resto del Paese»: «da questa riforma abbiamo solo da guadagnare. Per decenni ci siamo presentati a Roma con il cappello in mano», «auspichiamo venga concessa una fase transitoria di dieci anni per poter mettere a posto i nostri conti, in uno spirito di concertazione»… Plaude anche Marta Vicenzi, sindaco Pd di Genova: «Il disegno di legge mi piace a patto però di non trasformare i comuni italiani in semplici esattori fiscali “centralizzando” eccessivamente le regioni». A fianco Luca Pagni spiega che “Alle regioni un tesoro da 60 milioni ma per il Sud c’è il rischio bancarotta”: le entrate dirette nelle casse regionali aumentano (come pure le spese, visto che molti oneri ora statati passeranno alle Regioni). Ci sono però regioni che guadagnano (Lombardia, Piemonte e Veneto, per esempio) e altre che perdono (fra le altre Lazio, Basilica, Calabria e Molise). Alcune regioni a statuto speciale ci rimettono. Come la Val d’Aosta.
Il Giornale stranamente al federalismo fiscale dedica solo un taglio basso a pagina 5, con un resoconto della cena in Cadore fra Bossi, Calderoli, Tremonti. Il ministro annuncia sanzioni automatiche per chi amministra male.
Il Manifesto al federalismo dedica un pezzettino interno: “Il federalismo fiscale in regalo per Tremonti” (gioca sul fatto che ieri, giorno del fatale incontro, era il compleanno di Giulio). Rende conto dei mal di pancia degli alleati e dei tempi di approvazione: il consiglio dei ministri approverà la riforma il 15 settembre, la legge delega vedrà la luce entro l’anno. «Per come lo ha anticipato Calderoli, il ddl prevede autonomia finanziaria, fine della finanza derivata, fiscalità di sviluppo delle regioni del Sud e perequazione, semplificazione dei tributi comunali. E il ministro immagina anche sanzioni automatiche per i sindaci che amministrino male, come il blocco della spesa a loro disposizione o l’obbligo di imporre nuove tasse locali».
Avvenire di federalismo parla a pagina 8. Diego Motta, “Federalismo fiscale, sanzioni per i sindaci”. Tre anni di transizione e non i 5 chiesti dalle regioni. Quanto alla sua filosofia «il piano vorrebbe premiare comuni e regioni più virtuosi e contemporaneamente penalizzare chi esercita nel modo peggiore le proprie responsabilità sul territorio». Per Antonio Di Pietro la Lega è scesa a compromessi «prendendo decisioni che sono l’esatto contrario di quello che dovrebbe prendere un partito territoriale».
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Il Sole 24 Ore – Su Musharraf una spalla all’articolo di cronaca mette in luce come a far cadere il generale siano stati, al di là degli scontri politici, la crisi economica che sta colpendo il Pakistan, e che ha fatto infuriare gli strati più poveri della popolazione, e l’inflazione, che ha superato il 24%.
Il Giornale – Pag. 19: analisi di Alberto Pasolini Zanelli sul dopo-Musharraf, definito “uno dei dittatori più deboli della storia. Dalla corda tesa sul’abisso fra Bush e Bin Laden egli ha cercato soprattutto, disperatamente, di non precipitare e, in sostanza, non poteva fare altro”. Una situazione che “turberà i sonni e rallenterà le azioni di chiunque” gli succederà, perché “il Pakistan non può tirare avanti senza gli Stati Uniti ma al tempo stesso il Pakistan è inconcepibile senza l’islamismo”.
Avvenire/1 – Editoriale di Giulio Albanese: “Il superamento del razzismo una delle maggiori conquiste”: «L’impegno per la solidarietà verso i poveri costituisce il nostro primo dovere come cristiani essendo parte integrante di quella illuminata scelta antropologica che afferma il primato dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio». All’interno il primo piano dedicato ai troppi episodi di razzismo nel mondo, ovviamente ci sono anche riferimenti italiani.
Avvenire/2 – Bell’editoriale di Francesco Riccardi: “Quando provincialismo fa rima con spreco”, ovvero la mania dell’aeroporto sotto casa quando si tagliano investimenti sociali. Prende spunto dal finanziamento dello scalo di Albenga (1 milione di euro perché abbia voli giornalieri per Roma). «La qualità di un esecutivo si misura innanzitutto sulla capacità di innovare rispetto al passato, di evitare il reiterarsi di interventi “a fondo perduto”, di pratiche che destano il sospetto di essere, se non clientelari, quantomeno particolaristiche» (ogni riferimento non causale è a Scajola, che è di Imperia ed è titolare del ministero che ha stanziato i fondi per Albenga).
Il manifesto – Giuliana Sgrena inviata a Lampedusa: “Lampedusa un mondo a parte”: visita al centro di accoglienza gestito da due cooperative della Legacoop, una scelta, questa di Lega di impegnarsi su questo fronte, fatta – sottolinea la Sgrena – per umanizzare la gestione dei Cpt.
Corriere della Sera – Nelle pagine milanesi editoriale di Marco Garzonio: “Il non profit merita di più”. Parte dalla crisi dell’Agenzia di Zamagni per arrivare al fatto che il rilancio «comporta un rapido ed effettivo mutamento di mentalità negli organismi centrali e locali; e di conseguenza esige impegni concreti e condivisi: legislativi, finanziari e strutturali…. A Milano tocca un esame di coscienza, capire perché, indicata come capitale del non profit… Non sia riuscita a sostenere in modo convinto e adeguato l’Agenzia»… Auspica un sussulto da parte degli enti locali, ma non si capisce perché scrivere sulle pagine milanesi che si è convinti che «il Terzo settore ha bisogno di autorevolezza»…
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