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Ricerca: “errore scientifico” i test su animali

di Redazione

Green Hill, il canile-lager di Montichiari dove si allevano beagle destinati alla sperimentazione, continua a fare notizia. Una chiusura chiesta da più parti, le proteste tenaci, a volte eroiche, del movimento “Fermiamo Green Hill”, sostenuto anche dall’onorevole Brambilla. L’annuncio della dismissione del centro, di cui però non si ha ancora conferma definitiva. E un movimento d’opinione che cresce anche in Italia, e che ha saputo andare oltre il “caso Green Hill”, chiedendo l’abolizione definitiva della vivisezione.
Parallelamente a questi eventi, e senza troppo clamore mediatico, la commissione XIV della Camera ha approvato l’emendamento “Per il recepimento della direttiva Ue 2010/63”. Il numero di questa direttiva (che, ironicamente, si chiama “Legge per la tutela degli animali da laboratorio”) è noto a chi si batte contro la vivisezione e a chi, dopo l’8 settembre 2010, ha manifestato in tutta Europa il suo sdegno per questa legge. Una legge che, ignorante delle incredibili e preziose nuove conoscenze scientifiche degli ultimi 25 anni, si incatena più di prima ai vecchi e inaffidabili test su animali. Se l’emendamento venisse approvato, in Italia vi sarà il divieto di allevare cani per la sperimentazione, ma il risultato sarebbe puramente simbolico: fin tanto che in Europa rimarrà in vigore la sperimentazione sugli animali, e quale che sia la nuova sede della multinazionale Marshall (proprietaria di Green Hill), ai suoi clienti gli animali verranno forniti come prima.
Ma non è questo il vero punto della vicenda: c’è infatti anche una più profonda ragione scientifica che dà sostegno a questa battaglia di civiltà. Equivita e le associazioni Leal, Civis, Una e Lida, constatando che l’Ue non ha saputo liberarsi dal condizionamento delle industrie chimico-farmaceutiche, né interpretare il volere dei cittadini europei, né tantomeno cogliere l’ultima occasione per aggiornare la ricerca biomedica europea all’attuale progresso scientifico, hanno deciso di farsi portatori delle due voci di dissenso principali con una lettera aperta al ministro della Salute, Balduzzi, pubblicata sul sito www.equivita.it. La prima voce è quella di un ampio settore del mondo della scienza, che condanna i test su animali come “errore scientifico”. Già nel 2007 il Consiglio nazionale delle ricerche statunitense dette l’annuncio di un imminente «cambiamento epocale nella tossicologia», chiedendo la sostituzione dei test su animali con lo studio in vitro di cellule e tessuti umani. Partì subito un piano quinquennale di ricerca tossicologica cellulare di tutte le agenzie statali di controllo con tecnologie che, in un solo laboratorio, svolgono, ad esempio, in poche ore, 150mila sperimentazioni diverse. I dati forniti sono di gran lunga più affidabili e le informazioni mille volte più estese rispetto a quelle fornite dagli animali (ad esempio, gli effetti combinati di varie sostanze). La seconda voce è quella della grande maggioranza dei cittadini europei che difende gli animali quali “esseri senzienti” (si veda l’art. 13 del Trattato di Lisbona) titolari di diritti da rispettare. Le associazioni ricorreranno a ogni possibile strumento legale per difendere i diritti degli animali, quelli dei cittadini e quelli della scienza.

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