Giorno dopo giorno ti chiedi se ciò che stai facendo ha un senso. Ti guardi attorno e tutto ti sembra sempre più faticoso, come remare controcorrente in un mare di cui non si vede la fine né si capisce la meta.
È di alcuni giorni fa la notizia che la Sisley ha creato l’ennesima campagna pubblicitaria con immagini diseducative, dopo le modelle che sniffavano ora la modella che gioca con un cetriolone in bocca. Artefice delle campagne è il poliedrico e discusso fotografo Terry Richardson, che da dieci anni si occupa dell’immagine pubblicitaria di Sisley. È pazzesca questa ricerca dello scandalo come unico veicolo per attirare l’attenzione, come se fosse l’unico modo per farsi sentire… Crollano i tabù e la trasgressione più becera e pericolosa ti viene proposta su un piatto d’argento.
Giorno dopo giorno gli addetti ai lavori si chiedono come intervenire per arginare e prevenire, gli scandali lanciati tramite i mass media sono quotidiani: “giovani allo sbando, generazione senza valori”… e tali signori lavorano al contrario seguendo l’arida legge del marketing a discapito di molti altri, banalizzando le sofferenze della gente solo per vendere di più. Ebbene vi chiedo, per il bene dei giovani, di mettervi una mano sulla coscienza e pensare seriamente al malessere che sta dietro al dramma dell’utilizzo delle sostanze. Smettiamola di lanciare messaggi imbecilli. Pensiamo al dramma che purtroppo vive colui che ne è schiavo, alle famiglie distrutte, agli amici che non sanno cosa fare, a chi, approfittando di queste debolezza, guadagna l’inverosimile portando solo disperazione.
E poi guardiamoci attorno. Sempre più sono i giovani che vivono un malessere connotato da insoddisfazione verso la vita e che spesso trovano nelle sostanze, in particolar modo in questo ultimo periodo nell’eroina, una pseudo risposta ai tanti interrogativi di senso.
Scuole che faticano a contenere il disagio dei loro scolari; insegnanti che non sanno a chi rivolgersi per fermare questa onda di malessere; genitori che non hanno gli strumenti per rispondere alle difficoltà educative di quei figli che, ormai “alla frutta”, non accettano più nulla perché persi nelle loro relazioni virtuali.
Giorni fa il noto social network Facebook ha avuto circa tre ore di blackout: le persone sembravano in astinenza perché ormai del virtuale non si può più fare a meno. Chi interverrà quindi con questi ragazzi creando con loro una relazione sana e solida di cui potersi fidare? Cosa potranno mai imparare qualcosa di nuovo da questa società malata che da una parte ipocritamente si scandalizza e denuncia e dall’altra istiga all’uso di sostanze e all’uso del corpo delle donne?
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