Parola di Procuratore generale
«Riempire le carceri serve a poco o niente, certo è utile farne di nuove, ma quello che necessita organizzare è il rientro nella società dei detenuti. Non si possono aprire i cancelli del carcere e dire “Vai, sei libero”, se oltre quel cancello non vi sia qualcuno che si prende cura di chi ha scontato una pena che per definizione costituzionale deve tendere alla rieducazione. Questo è un lavoro che svolgono meritoriamente le associazioni di volontariato, ma non basta: deve farsene carico lo Stato». Con queste parole il Procuratore generale di Firenze, Daniele Propato, ha aperto l’anno giudiziario ricordando che l’impegno del volontariato per aiutare il reinserimento dei detenuti dovrebbe essere, prima di tutto, compito dello Stato.
Un ragazzo che sbaglia non è un rifiuto ma…
«Tento di far capire che chi sbaglia può essere recuperato, che ha delle potenzialità e invece che essere considerato un rifiuto può diventare una risorsa per la comunità, la sua stessa esperienza può essere d’esempio per altri ragazzi»: sono parole di don Ettore Cannavera, cappellano del carcere minorile di Quartucciu. Ma la situazione dei minori in carcere è drammatica, come denuncia Donatella Caponetti, direttore del Centro per la giustizia minorile di Roma e Lazio, angosciata per i tagli «con l’accetta» ai finanziamenti per la giustizia minorile, un dimezzamento dei fondi per il 2009 che taglierà mediatori culturali, attività sportive, percorsi di reinserimento dei ragazzi.
La voglia di tornare a una giustizia vendicativa
Un ragazzo di 22 anni stupra una giovane donna ed è agli arresti domiciliari; a Trento tre minorenni sono accusati di aver abusato di una ragazza di quattordici anni. Un quotidiano ha chiesto ai suoi lettori se sia giusto che chi ha subito uno stupro si faccia giustizia da sé, e il 76% ha risposto di sì. Perché siamo tutti capaci di sentirci possibili vittime, ma raramente immaginiamo che potremmo essere i genitori di uno di questi giovanissimi stupratori, come fa invece Paola: «Sono donna, madre e, da poco, ex detenuta. E ho provato a mettermi nei panni sia della madre di una ragazza stuprata, sia della madre di uno stupratore».
Un esercizio consigliabile.
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