Welfare

Rimini, detenuti ammassati nelle salette “socialità”

di Redazione

Succede a Rimini
Pochi giorni fa è scoppiata una rissa nel carcere di Rimini, ma davvero si può parlare semplicemente di detenuti violenti e di difficile convivenza fra italiani e magrebini? Se si va a leggere tra le righe, si scopre allora che in quella galera 21 detenuti di diverse etnie sono accatastati in una cella ricavata da una saletta ricreativa.
Quindi al danno del sovraffollamento si somma la beffa di veder sacrificati e trasformati in depositi di corpi reclusi anche gli spazi per la “socialità”, quelle salette che in tante carceri italiane costituiscono l’unica possibilità per le persone detenute di uscire dalle celle e provare una parvenza di “vita di relazione”.
Davvero una cattiva notizia.
Può il carcere testimoniare la pace?
Come può il mondo del carcere, a cui spesso si giunge proprio attraverso la violenza, essere testimone di pace? Eppure il premio “Testimone di pace”, nella sezione informazione, è stato attribuito per il 2009 proprio a Ristretti Orizzonti, periodico di informazione dal e sul carcere, i cui redattori si definiscono «ladroni, o peggio, che tentano di fare una informazione onesta». Il premio promosso dal Comune di Ovada, Centro Pace Rachel Corrie, Articolo 21 e dalla trasmissione Fahrenheit (RAI Radio 3), ha scelto Ristretti Orizzonti perché «dà vita a una rivista di cultura e informazione che tesse un percorso in cui il dialogo tra vittime e colpevoli diventa il protagonista».
Vittime di reato: il rischio di coltivare l’odio
Il responsabile delle ronde di Oderzo (Treviso) sarà Daniele Pelliciardi, il figlio della coppia trucidata due anni fa durante una rapina in una villa a Gorgo al Monticano, compiuta da due albanesi e un rumeno. Ma ha un senso davvero una scelta del genere? In carcere in tanti pensano di no, lo spiega un detenuto albanese, che sta scontando una lunga pena per un duplice omicidio per vendetta: «Leggendo la notizia di quel ragazzo che è diventato responsabile delle ronde a Oderzo ho pensato alla mia esperienza: io so che cos’è la vendetta perché sto pagando per questo tipo di reato, e so anche che cos’è la rabbia quando succede che ti ammazzano qualcuno in famiglia. Io spero che per lui non sia così».

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