«Rispetto a una previsione annuale di più di 8 milioni di tonnellate per il 2011, la produzione reale di cereali in Mali si è fermata a 5 milioni. Un deficit di 3 milioni di tonnellate significa che la carestia minaccia parecchie regioni del Paese», fanno sapere dalla sede del Commissariato per la Sicurezza alimentare di Bamako. Ma questi dati potrebbero essere stati falsati di parecchio. Secondo le cifre fornite dal ministero dell’Agricoltura del Mali, la produzione annuale è stata solo di un milione 750mila tonnellate.
Sui principali mercati della capitale i prezzi stanno salendo all’impazzata. In questa che dovrebbe essere la stagione del raccolto, i prezzi dei cereali secchi hanno raggiunto livelli che si toccano solo in periodo di carestia. E vanno ancora oltre, se si tiene come benchmark il prezzo del riso. Un sacco da 100 chili di riso “gambiaka”, la qualità più diffusa in Mali, sfiora i 50mila franchi CFA (oltre 76 euro), mentre nei principali mercati di Bamako 100 chili di miglio hanno una quotazione di oltre 30 euro. Prezzi insostenibili per gli agricoltori.
Secondo i responsabili delle ong che operano nel Paese, il governo ha tardato troppo a riconoscere questa situazione di deficit, il che ha contribuito ad aggravare la crisi. Oxfam ha suonato per prima il campanello d’allarme chiedendo un intervento d’urgenza. Secondo Oxfam, va verso il milione il numero di persone che potrebbero rimanere a breve vittime della siccità. Ma Caritas ammette con preoccupazione che questa cifra, di per sé impressionante, è già stata superata: «Le cause di questa insicurezza alimentare sono molteplici: pochissime precipitazioni durante la stagione umida, raccolte di cerali troppo scarse che hanno avuto ricadute negative sull’allevamento di bestiame. E la situazione è già drammatica nelle zone dove l’Mnla – Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad) e l’Aqmi – Al Qaeda Maghreb Islamique conducono azioni di guerriglia che costringono la popolazione a fuggire verso le zone più povere del Paese, dove è impossibile sfamarle».
Per fare fronte a questa situazione il governo ha accordato delle esenzioni doganali ai commercianti per permettere loro di importare riso e portare un aiuto immediato al bisogno di cibo (oltre a calmierare un po’ i prezzi di vendita). Mentre nelle regioni del Nord, quelle più colpite dal conflitto, ha organizzato distribuzioni gratuite di cerali e di altri viveri, gestiti da un apposito commissario per la sicurezza alimentare.
*direttore di Les Echos du Mali