Welfare

SAN PATRIGNANO. GoodGoods: “beni buoni” contro la droga

Al via l'iniziativa internazionale, presentata da Andrea Muccioli (San Patrignano) e Jorge Rios (Onu), per salvare le comunità dal narcotraffico e dalla tossicodipendenza

di Redazione

Il progetto internazionale Good Food cresce e cambia nome: GoodGoods – Great livelihoods, ossia “beni buoni”. La notizia è arrivata sabato 2 maggio a Squisito! per bocca di Andrea Muccioli, responsabile della Comunità di San Patrignano e di Jorge Rios, responsabile per le Nazioni Unite dei progetti di sviluppo sostenibile (Unodc). Rendere ancora più forte e incisivo l’impegno per un “good livelihood”, libero dalla schiavitù del narcotraffico e della droga: questo l’obiettivo della “metamorfosi”, annunciata in conferenza stampa alla presenza anche del sindaco di Milano Letizia Moratti e di sua Eccellenza Pradap Pibulsonggram, ambasciatore della Thailandia.

«Le comunità coinvolte nel progetto non producono soltanto cibo», ha detto Andrea Muccioli. «Sì quindi all’ agricoltura sostenibile ma non solo. Nel mio recente viaggio in Colombia e Perù, per esempio, ho visto le comunità rurali utilizzare le preziose risorse di legname delle foreste pluviali, costruire strutture alberghiere (posadas) specializzate in eco-turismo, coltivare caffè e cacao, miele, nocciole e tanti altri prodotti che già da tempo costituiscono un’alternativa concreta e sostenibile alla produzione di droga. La realtà tailandese Doi Thung produce ad esempio ceramiche meravigliose oltre a tanti altri beni alimentari e non. Ogni strumento, in particolare se pensato in un’ ottica di alta qualità, è utile per cercare di ribaltare le situazioni di povertà e schiavitù dal narcotraffico di queste popolazioni».
Puntare sino in fondo sullo sviluppo sostenibile, insomma, per combattere anche quel sentimento di rassegnazione che troppo spesso aleggia in molti paesi dell’Occidente. «Solo in Tailandia», continua, «la lotta al narcotraffico ha saputo dare risultati in tempi brevissimi: 12 anni. Grazie all’aiuto della famiglia reale sono state completamente distrutte le coltivazioni di oppio per la produzione di eroina nella zona del Triangolo d’oro, e i contadini fino ad allora sfruttati dai narcotrafficanti, sono tornati a vivere. La parola rassegnazione non fa parte del loro, e neanche del nostro vocabolario».
«Il cambio di nome», ha spiegato invece Jorge Rios, parlando di GoodGoods, «è la naturale evoluzione di ciò che questa iniziativa rappresenta soprattutto perché dona visibilità a tante altre potenzialità che vanno ben oltre il cibo. Quando si parla di sviluppo alternativo infatti, è importante ascoltare le comunità coinvolte nei singoli progetti e guardare alla loro vocazione naturale, perché sviluppo e integrazione nascono sempre dal rispetto delle singole peculiarità».

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