Giudizio. Ergastolo, eppure il fidanzato dice: «Questa pena non basta». Ma poi realisticamente aggiunge: «In Italia è il massimo». Non c’è stato nessuno sconto per il padre di Sanaa, El Kataoui Dafani, che uccise la figlia nel settembre di un anno fa ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone, a coltellate. In quell’occasione l’uomo ferì anche il fidanzato italiano Massimo De Biasio, che cercò di salvare la ragazza. La “colpa” per cui Sanaa fu uccisa? Voleva andare a convivere con Massimo. Il giudice ha rifiutato perizie psichiatriche e sconti di pena e ha emesso una sentenza che, nonostante le apparenze, è una vittoria per chi vuole l’integrazione e la convivenza fra italiani e immigrati. Resta l’amarezza per una così grave tragedia. Alla fine, in aula, alla vigilia della sentenza il padre di Sanaa ha chiesto scusa e perdono. Ma la richiesta è arrivata tardi e non è stata articolata in modo credibile.
Bavaglio. Non se ne può davvero più sui luoghi comuni a proposito di intercettazioni e di post-it. Certo la legge approvata al Senato ha dei difetti, soprattutto per chi fa il nostro lavoro. Ma viene proposta perché c’è stato un crescendo di abusi in questo campo. Sentite questa: «Che cosa ho provato e provo alla lettura delle intercettazioni apparse su tutti i giornali? Vergogna ho provato, vergogna per il mio mestiere». Firmato Indro Montanelli sul Corriere della Sera nel 1996. La “sputtanopoli” (con buona pace di Feltri che la rivendica) non è un diritto assoluto e peraltro chi tutti i giorni lavora nel campo dell’informazione giudiziaria sa bene che esiste già una legge sulla violazione del segreto d’indagine. Legge che viene applicata contro i cronisti solo quando pubblicano notizie non ispirate o non gradite dalle Procure. Detto questo, una legge di questa portata avrebbe dovuto essere bipartisan, visto che il governo Prodi ne aveva proposta una molto simile. Non è facile rompere il circuito perverso di intrecci di interesse fra Pm e giornalisti.
Piedi. Che bello camminare in una notte verso il santuario di Loreto come quando si partecipa al pellegrinaggio che parte dallo stadio di Macerata, da trent’anni appuntamento del secondo sabato di giugno! Quest’anno erano 90mila i partecipanti, fra cui anche il vostro cronista. Uno spettacolo di devozione mariana e di entusiasmo, che conforta gli animi dei tantissimi che assistono al passaggio del lungo corteo. Misteri del Rosario, canti, preghiere e un’incredibile teoria di intenzioni. Come se tutto il dolore e la sofferenza, gli affanni e le richieste fossero concentrati ai piedi della Vergine. Un gesto semplice, e quindi poetico.
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