Famiglia
Savino Pezzotta: ma che centra la Cgil…
Presi 15 Br pronti a colpire. Non è un titolo di trentanni fa. è un titolo dellaltro ieri. Perché il terrorismo continua a minacciare la vita italiana?
di Redazione
Vita: C?è molta Cgil fra i fermati del blitz anti Br dello scorso 12 febbraio. Pezzotta, lei che ha trascorso una vita da sindacalista, ci aiuti a capire cosa sta accadendo in questo mondo.
Savino Pezzotta: In Italia il sindacato conta 10 milioni di iscritti. Che ci siano poche decine di infiltrati non mi sembra uno scandalo. Alle nostre sigle può iscriversi chiunque abbia un lavoro, senza presentare la fedina penale. È naturale che chi si pone come traguardo la rivoluzione cerchi di confondersi in questo mondo. Ma indagare se vi siano connivenze o meno con i terroristi all?interno del sindacato è un?assurdità. Un gioco al massacro che non comprendo. Al contrario il sindacato, che in questo Paese ha contribuito a salvaguardare la democrazia, è una vittima. Occorre dirlo con forza.
Vita: Come spiega che l?attenzione dei terroristi si concentri, da D?Antona a Biagi fino a Ichino, su chi è impegnato a trasformare il mondo del lavoro?
Pezzotta: Questi sono criminali a cui non va concessa alcuna giustificazione ideologica. Ciò detto è plausibile che chi anacronisticamente si richiama alla rivoluzione operaia consideri un nemico chiunque ostacoli la ribellione, anche modificando e migliorando le condizioni di vita degli stessi operai.
Vita: Ritiene che possa tornare il clima di 30 anni fa?
Pezzotta: Non credo. Ma dobbiamo vigilare. Dopo l?arresto di Nadia Desdemona Lioce si poteva pensare che alcuni rigurgiti fossero debellati. Non è così. Dobbiamo continuare a sorprenderci di una persona che si arma per uccidere un?altra persona. È questo il piano decisivo. Dalla sorpresa nasce la scintilla per la reazione.
Vita: A quale tipo di reazione si definisce?
Pezzotta: Primo, massima rigidità con questi criminali. Il disagio, ogni tipo di disagio, si risolve esclusivamente con le armi del confronto. Nel dialogo politico e sociale è necessario però riagganciare il principio della mitezza. Che non significa arrendevolezza. Anzi. Ma gli avversari non sono nemici, ma persone con cui si è obbligati a discutere. La violenza però non si mette al bando per magia. Ma con l?educazione. Faccio un appello al ministro della Pubblica istruzione perché reintroduca l?insegnamento obbligatorio della Costituzione repubblicana. Una riflessione seria su quali siano i modelli educativi che proponiamo ai nostri ragazzi non è più rinviabile.
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