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Scuola: tutte le novità

La riforma delle elementari e delle medie sui giornali

di Redazione

A cura della redazione di Vita

sintesi di Franco Bomprezzi

Il consiglio dei ministri di ieri ha approvato, oltre alla svolta per Alitalia, anche il decreto che contiene molte novità (o ritorni) nella scuola. Concretezza e determinazione vincenti della giovane Mariastella Gelmini, neoministro dell’Istruzione. Ovviamente è uno dei temi forti nei quotidiani di oggi.

Alla notizia il Corriere della Sera dedica due pagine (18-19 in cronache) e richiamo in prima con una tabella infografica  che informa: “Approvati: Voto in condotta, Educazione Civica, Voti in pagella Annunciati: Maestro unico, tetto contro il caro libri”. E dunque dal quotidiano di via Solferino segnaliamo il dettaglio delle misure approvate. Il decreto ripristina: a) il voto in condotta, b) il voto che torna ad essere la sintesi del risultato scolastico (Alle elementari sarà affiancato dal giudizio), c) l’introduzione dell’educazione civica e stradale.
Il voto in condotta torna dopo 10 anni e con il 5 in condotta si verrà bocciati, il voto farà media nella valutazione complessiva. A proposito di questa decisione e del ritorno alla valutazione con il voto, la Gelmini ha detto: «Crediamo che alla scuola serva chiarezza», ha spiegato il ministro dell’Istruzione. «Per questo ci sarà un ritorno dei voti accompagnati dai giudizi, che avranno una valenza diversa: saranno esplicativi del risultato raggiunto dagli studenti».
Dal prossimo anno scolastico, quindi, torna poi obbligatoria anche l’educazione civica: si chiamerà Educazione alla Costituzione e alla cittadinanza. Sarà introdotta la Formazione alle regole della strada e all’ambiente. «La scuola deve rimettere al centro la persona e preparare i ragazzi a essere cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri e conoscitori dei principi costituzionali».
La Gelmini ha anche anticipato che presto saranno portati in Consiglio dei ministri provvedimenti per istituire il maestro unico alle elementari, sul quale il governo ha dato «parere favorevole», e per contrastare il caro libri introducendo un sistema che prevede la riedizione dei testi «solo dove è strettamente necessario» e in un arco di tempo definito dai 3 ai 5 anni. «Esiste la necessità che i bambini abbiano nel maestro unico un punto di riferimento». E ancora: «Il provvedimento sarà contenuto nel piano programmatico per la scuola contenuto nella Finanziaria e su cui stiamo lavorando con il ministro Tremonti», ha detto Gelmini.
A chiudere le due pagine un articolo sul boom dei grembiuli, vendite +30% dopo gli auspici della ministra. Ma è caos sui colori e sugli stemmi.
Merita la segnalazione anche l’esito del sondaggio sull’edizione online di Corriere.it: Tornano i voti nelle pagelle scolastiche, lo annuncia il ministro Gelmini spiegando che “serve chiarezza”. Siete d’accordo? Su 9.000 votanti il Sì all’89.2%.

Italia Oggi fa qualche ulteriore conto in tasca ai provvedimenti della Gelmini: e si scopre che dietro le scelte c’è un preciso disegno tremontiano di ridurre la spesa per il personale al Ministero (che oggi prende il 97 % delle risorse). Con il ritorno al maestro unico verrebbero ridotti di 40miula gli organici delle elementari, realizzando il 50% del piano risparmi imposto dalla finanziaria estiva. Inoltre è previsto un accorpamento di scuole nei piccoli centri, con l’eliminazione di circa 1300 sedi. Oggi la scuola primaria conta 15omila maestri che si alternano su due classi (le classi sono 103mila).  Duri i sindacati. Anche perché secondo i dati Ocse università di Pisa la scuola elementare italiana ha perfomance di eccellenza rispetto al resto d’Europa.

la Repubblica dedica il titolo di apertura alla compagnia di bandiera (“Così guiderò la nuova Alitalia”) e in taglio basso alla riforma scolastica (“A scuola tornano i voti”) . Alla scuola le pagine 12 e 13. “Scuola, tornano i voti alle medie e elementari”. Accanto alla spiegazione della riforma, alcuni commenti alquanto eterogenei. Carlo verdone: «In quarta ginnasio presi un sette in condotta perché lanciai un libro contro la professoressa di matematica che me lo voleva sequestrare», Margherita Hack invece rievoca una discussione con un prof fascista. Alla fine vennero portati in presidenza e lei sospesa per venti giorni, con sette in condotta. Alessandra Mussolini: «mi è capitato di dovermi preoccupare anche per il voto in condotta perché mi distraevo e ridevo in classe»; Veronica Pivetti: «il voto è sempre stato u terribile spauracchio: mi faceva molta paura»; Pietro Anastasi: «condivido la reintroduzione dei voti… È giusto stabilire attraverso l’assegnazione di un punteggio il rendimento di un alunno. Il voto è lo strumento migliore»; Antonello Venditti: «Io sono nato con i voti»…
A fianco, Marina Cavallieri in “Professori e psicologi si dividono: «numeri sterili». «No, più chiari»”. Carrellata di giudizio, questa volta pertinenti, a cominciare da Simonetta Salacone, dirigente scolastico: «il voto ci pota a un regresso, non chiarisce cosa si valuta, non ci fa riflettere, in questo modo torna il giudizio discrezionale… Dare un voto in italiano, per esempio, non vuol dire niente se non si chiarisce a cosa è riferito, alla lettura, alla ortografia, alla comprensione del testo»; secondo Benedetto Vertecchi, pedagogo: «la reintroduzione del voto numerico… è un modo per assecondare una tendenza regressiva di quelli che sono andati a scuola prima del 1977, è un modo per dire “stiamo ricostruendo quel clima educativo a cui eravate abituati”. I voti fanno senso comune, sono ammiccanti. In realtà il voto nasconde il contenuto reale della valutazione, dietro non sappiamo cosa c’è e il giudizio morale si mescola a quello sull’apprendimento». Difende la riforma la psicologa Anna Oliverio Ferraris: «il voto non è un giudizio sul ragazzo, ma sul rendimento, valuta il profitto in senso stretto, è un indicatore. I giudizi poi possono diventare molto stereotipati quindi non c’è più molta differenza con i voti».
In una scheda Repubblica ricorda che Francia Germania e Spagna hanno i voti; Svezia ha 3 giudizi, sufficiente distinto più che distinto; Finlandia voti e giudizi.
Infine, un altro pezzo racconta: “E Bossi attacca la Gelmini «educazione civica, roba vecchia»”. Ovviamente l’educazione civica cui pensa la ministra comprende anche lo studio della Costituzione. La Lega con Bossi e Calderoli ribatte: «è roba superata, lontana dagli studenti e poi c’è il rischio che aumentino i costi, costringendo magari al reclutamento di nuovi insegnanti». Gelmini ha però il sostegno di Meloni («si sforza di restituire alla scuola un ruolo educativo»), La Russa e Rotondi («così si rilancia l’istruzione») e soprattutto di Berlusconi: «il piano per la scuola è ottimo e lo sottoscrivo in pieno».
Michele Serra, ne “Il ritorno dei voti”, dice la sua: «volendo si potrebbe obiettare che tutti questi ritorni hanno qualcosa di refluo e di platealmente nostalgico…. Ma fare il ministro della scuola, in questo paese e con questa scuola depressa e impoverita, è un mestiere così difficile che non regge il cuore a infierire più di tanto. La buona volontà del ministro merita la sufficienza… Grembiule e voti e maestra unica possono persino trovare qualche pedagogista consenziente…». Alle buone intenzioni della ministra ne mancano però due: restituire ai docenti dignità sociale e dunque un censo adeguato e ridare alla scuola pubblica la sua vecchia, indiscussa centralità ideologica (sì, ideologica) che è tutt’uno con la sua identità… L’idea balorda e pericolosa… Che la scuola pubblica sia solamente una delle scuole, una delle possibilità formative, non solo ha stornato risorse altrove, ma ha sostanzialmente svuotato di orgoglio e certezze l’intero ambiente». Sic!

Avvenire promuove a pieni voti il ministro Gelmini. Lo fa innanzitutto con un editoriale di Rossana Sisti, ovvero la giornalista responsabile del supplemento Popotus, che racconta in modo ironico le peripezie interpretative dei genitori tra i giudizi («uno immaginava che buono era il massimo che si potesse ottenere e poi scopre che sta appena sopra a sufficiente») e soprattutto lettere («come interpretare un sibillino C-B?»). Bentornati quindi ai voti numerici: «Non resta che rallegrarsi, non perché si vada a inaugurare l’era di una nuova pedagogia ma perché forse una nuova epoca di chiarezza e semplicità si annuncia in un mondo che ha sempre fatto fatica a gestire la complessità». A patto che gli insegnanti, da buoni educatori, usino tutta la gamma dei voti. Sul 5 in condotta? «Forse i bulli non tremano all’idea di ripetere un anno, anzi le bocciature per certi soggetti sono medaglie al valore. Ma era tempo che tornasse di moda l’idea di una scuola rigorosa, che dice la propria anche sui comportamenti».
All’interno, a pagina 11, il commento è affidato a un’intervista a Maria Grazia Colombo, presidente Agesc-Associazione genitori scuole cattoliche, che chiama all’appello i genitori, invitandoli a non vivere il voto in condotta come una «valutazione della propria azione educativa» e invece a superare una volta per tutte la tentazione di «essere i sindacalisti dei propri figli». In particolare vede il voto in condotta come un messaggio chiaro per rilanciare l’alleanza educativa: «ai genitori ricorda il compito educativo anche nella scuola superiore, agli insegnanti dà fiducia nella loro capacità di riprendersi la funzione educativa, gli studenti dice che non devono essere soggetti passivi, ma al centro dell’azione educativa».

Alla ‘rivoluzione della Gelmini’ La Stampa non dedica il titolo di apertura (riservato ad Alitalia) ma la notizia è comunque in prima con il titolo: “A scuola torna il voto in pagella” e, soprattutto, conquista pagg.2-3, con un ampio resoconto delle novità del decreto e una gran platea di ‘commentatori culturali’: sulla questione “voto o giudizio’ intervengono Rita Levi Montalcini («Tra un voto e un giudizio non vedo molta differenza, non mi pare così importante», Dario Fo («Numero o giudizio pari sono, perchè metodi diversi: ognuno a modo suo è corretto e giusto»),  Pupi Avati («Il voto è sempre qualcosa di limitativo, e lo dice uno che ancora li prende») e il serafico Roberto Gervaso («Hanno fatto benissimo, i voti sono il metro più chiaro e comprensibile di valutazione»).
Seconda questione principale, il voto in condotta: si dicono d’accordo il neo 70enne Maurizio Costanzo («Mi sembra una buona idea, lo ricordo come uno spauracchio, ma è importante che si torni all’autorevolezza: tutti, anche insegnanti e genitori»), Pippo Baudo («Tutto quello che serve a rendere più seria la scuola è ben fatto: bene il voto in condotta, se può determinare almeno in classe un comportamento più ») e ancora la Montalcini («È importante che si valutino non solo le capacità culturali ma anche il comportamento in classe: uno che si comporta male, sebbene conosca la matematica non andrà »). Unica voce fuori dal coro, il filosofo Giulio Giorello: «sono contrario: perché se una persona si agita, è nervosa, si provvede con una collaborazione non repressiva tra famiglia e insegnante; se invece allaga la scuola paga i danni e si andrà per vie legali». Infine, spazio agli scontenti del decreto, studenti in primis, di sinistra ma non solo. C’è l’annuncio di prossime battaglie da parte dell’Uds (Unione degli studenti) e un comunicato molto critico dell’Azione cattolica: «Ci stupisce» scrivono, «la scelta dello strumento del decreto legge, in contrasto con quanto annunciato dal ministro meno di un mese fa. Il decreto sacrifica il dibattito parlamentare e il confronto con le associazioni studentesche».

Titolo del Manifesto a p.5: «Scuola, indietro tutta. Agli anni ’50 per decreto». Il giornale riporta le critiche del Pd, soprattutto quelle all’idea di trasformare gli istituti in fondazioni. Ma chiude con il «cinque alla ministra» dei giovani dell’Azione Cattolica, per «aver sacrificato il dibattito parlamentare». Di spalla un’intervista al rappresentante nazionale dell’Unione degli Studenti, Roberto Iovino, che promette un autunno caldo. Critica l’uso del bullismo per «depotenziare il ruolo critico degli studenti», attacca la Gelmini che vuole creare «un sistema istruttivo che seleziona dal punto di vista sociale e funzionale al mercato» e promette di opporsi a ogni «strumento repressivo» come «telecamere e polizia all’interno degli istituti».

Il Giornale in copertina:  “Scuola, parte la Rivoluzione. Tornano voto e maestro unico”.  Approfondimento alle pagg. 8 e 9. Le due pagine presentano la scuola modello Gelmini. Il maestro e scrittore  Marcello D’Orta  interviene con un pezzo dal titolo: “Si ricomincia da uno” parafrasando il celebre film del suo compaesano Massimo Troisi . Il tema è il ritorno del maestro unico che «ha un rapporto affettivo quasi paterno con gli alunni». «In Italia  ci sono pochi alunni e  troppi insegnanti. Riducendo il numero dei secondi si potrebbe aumentare lo stipendio portandolo ai livelli europei». Curiosità. a pag. 10 le pagelle dei ministri, ma sono loro che dicono che voti avevano. Discutibile…

Alla scuola il Sole 24 Ore dedica apertura di prima e pag. 5. Oltre al dettaglio delle misure, due commenti. Uno più tecnico, scritto da Alessandro Chiesaro, che definisce le misure ispirate a “un pragmatismo sensato”, ma che poi in realtà si occupa del tema della preparazione dei docenti, auspicando che si metta in discussione “una delle conquiste peggiori del lassismo culturale bipartisan degli ultimi decenni, l’accesso ai corsi universitari svincolato da qualunque criterio di propedeuticità”: che tradotto significa torniamo all’accesso alle università solo se si arriva dai licei. Sembra un po’ fuori tema. L’altro commento è di Elisabetta Rasy, che fa tutta una disquisizione sui voti numerici, sul filo dei ricordi. Non essenziale…

Due pagine sulla scuola anche sull’Espresso. Non si parla dei provvedimenti ma dei costi dell’Istruzione. Sono numeri fatti apposta per dare ragione alla stretta di Tremonti Gelmini. Due dati: la spesa dell’Istruzione ha avuto un’impennata nel 2006, da 50mila milioni di euro a 57mila milioni. La regione con spesa più alta è il Trentino: 8mila euro a studente. La media italiana è di 5956 euro a studente. Il rapporto prof/studenti è più alto della media Ocse. L’Italia ha 9,1 prof per 100 studenti, la media Ocse è 7,5. Due esempi: Francia, 8,3; Gran Bretagna, 6,9; Stati Uniti, 6,5. Solo la Spagna è sopra: 9,3.

Panorama pubblica una intervista di Terry Marocco al ministro Gelmini: “Studenti e professori, la ricreazione è finita”. Il punto debole è la scuola media. Va riformata, è scadente e non prepara. Il ministro pensa di introdurre i test Ocse che valutano la preparazione degli studenti. A settembre insedierà un gruppo di lavoro con insegnanti e presidi. «La Finanziaria ci chiede di ridurre il personale di 85mila posti in 3 anni. Entro dicembre devo presentare un piano. I sacrifici di oggi servono per liberare risorse per domani». All’insegna del «meno insegnanti, meglio pagati. Il 30% di questi tagli sarà reinvestito per premiare il merito». Nell’intervista, rispetto al già noto, una nota sul sostegno: «La proporzione sarà di uno a due e non di uno a uno, come è oggi al Sud. Questo non siamo in gradi di mantenerlo, anche la sinistra è d’accordo».

E inoltre sui quotidiani di oggi:
la Repubblica – Intervista a Colaninno (padre) a proposito di Alitalia (due pagine, su sei totali dedicate all’argomento): “Sono di sinistra ma non potevo dire di no”. «Davanti a una sfida imprenditoriale coi controfiocchi, dovevo starmene a casa solo perché l’ha proposta Berlusconi e io non la penso come lui?… Se fai l’imprenditore, una sfida come questa ti chiama, come un dovere… Naturalmente la responsabilità non si ferma qui, ma mi impone di fare le cose secondo la mia etica e i miei ideali. Ha capito? Miei, non di altri»; «è una partita che non possiamo permetterci di perdere, tutti insieme». Colaninno difende la funzione strategica di un campione nazionale, insiste sulla necessità di una concorrenza di sistema, che vuol dire razionalizzare aeroporti e infrastrutture, mantenendo due riferimenti, Milano e Roma, rispettivamente per il nord e il centro sud. Quanto agli esuberi, ritiene che sia necessario occuparsene. A Ezio Mauro che gli chiede cosa pensa degli utili ai privati e dei debiti allo stato, risponde: «Non sfruttiamo il pubblico, cogliamo un’opportunità di mercato, ma attenzione: il risultato sarà dato da quell’opportunità più le nostre capacità e il nostro impegno. Colgo una sfida, mi metto in gioco, seguo la mia etica e pago le tasse» (poco prima aveva precisato: «spero che a nessuno venga in mente che qui ci stanno regalando qualcosa»).

La Stampa – Alitalia, pagg.4-5, se Repubblica intervista Colaninno, La Stampa si rifà con Bombassei, vicepresidente di Confindustria, che alla domanda «L’industria sta con Berlusconi?» riponde laconico: «Qui non si tratta di politica, ma di business. Noi imprenditori usiamo due categorie: gli affari sono buoni o cattivi. nei primi si investe e si rischia, dai secondi si sta alla ».

Corriere della Sera – Il Focus di oggi dedicato  a “Italiani, bocciati in inglese”. Informa l’occhiello: siamo precipitati al terzultimo posto nella classifica legata alla conoscenza della lingue nei Paesi UE. E il sommario: sei italiani su dieci non sono in grado di sostenere una conversazione in inglese e il 30% degli studenti ha un debito in questa materia.

Sole 24 Ore – pag. 11: pezzo di Marco Masciaga sulle rivolte contadine a Singur: i contadini protestano contro l’esproprio di 162 ettari di terreno voluto dal governo del West Bengal per installare uno stabilimento della Tata che dovrà ospitare i fornitori per la Nano, l’auto low cost. Il leader della protesta, Mamata Banarjee è diventata una leader politica.

Sole 24 Ore/2 – pag. 12: Cristiano Gori recensisce un volume dal titolo La risorsa longevità, con interventi di Marco Morganti, Stefano Zamagni, prefazione di De Rita. Il libro parte dall’esperienza del Centro Polifunzionale Civitas vitae di Padova della Fondazione Opera immacolata concezione, una città integrata con strutture per i non autosufficienti, servizi aperti al territorio, attività culturali, sportive e ricreative, un centro di formazione ecc, nello spirito dell’”integrazione tra assistenza ai non autosufficienti e servizi per gli anziani attivi”.

Il manifesto – p.I di Milano: un articolo di Salvatore Amura e Filippo Consiglio, dell’Associazione nuovo municipio, dal titolo “Federalismo Solidale, un’alternativa in campo“, in cui si chiede che la devolution porti anche nuovi spazi di democrazia partecipata e di coinvolgimento dei cittadini nell’economia e nella gestione del proprio territorio.

La Stampa/2 – pag.11, paginone dedicato a Renzo Bossi, 20 anni, figlio di Umberto. La Stampa dice che sarà lui «a sollevare l’ampolla con l’acqua del Po sul Monviso», ovvero a prendere l’eredità del padre. Figliol prodigo di cui viene riportata la frase più famosa detta finora: «In una società che si prospetta globale, bisogna usare lo sport per lanciare messaggi politici». Aveva appena conquistato con la sua Padania la Coppa dell’altro mondo in Lapponia…Nella stessa pagina, in basso, spazio a Cristiano Di Pietro, 34 anni, che, a differenza del padre, «salta qualche passaggio: da poliziotto è diventato politico senza passare dalla magistratura».

Avvenire – Ampio spazio alle persecuzioni in India, dove cresce la preoccupazione per gli sfollati. Un editoriale di Gerolamo Fazzini invita anche i cristiani d’Italia a non lasciare soli gli indiani.

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