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Scusate se vi parlo del mio Monferratodi Paolo Massobrio

di Redazione

Questa settimana saremo nel Monferrato, che è la mia terra, dove sono cresciuto e dove credo di aver concepito ciò che poi ha bene espresso Cesare Pavese in un suo scritto dove dice: «Un solo documento ci interessa sempre e riesce nuovo, ciò che sapevamo fin da bambini».
L’ho pensato nei giorni scorsi, durante i preparativi di questa edizione di Golosaria tra i castelli del Monferrato, mentre sui giornali usciva l’ennesima denuncia sulle merendine, cariche di conservanti e con troppo sale. Ora, nel commentare la notizia mi è stato facile dire che la mia merenda era col pane e la marmellata o col miele, e che la domenica sera, col pane raffermo, si faceva la torta che poi avremmo mangiato nelle colazioni della settimana a venire. Ma queste cose – mi dico – le ho viste. E sta qui la differenza, esattamente quel «documento che riesce nuovo e che sapevamo fin da bambini». Il problema più grave, invece, per chi ha visto solo le merendine della pubblicità, è non avere gli anticorpi per reagire a un’alimentazione che sistematicamente ci porta al rischio di precoci e nuove patologie. Sembra una storia di potere sulla nostra testa, che passa attraverso il sorriso rassicurante della pubblicità.
Ora, questa faccenda delle merendine mi ha portato subito a cambiare registro nella redazione di un libro (si intitola Adesso) dove l’aiuto a una risposta che sia alternativa si deve tentare. Nel Monferrato, in questi giorni, si apriranno i castelli, le cantine, e si proverà il vino, il miele, l’olio che hanno ripreso a fare dagli ulivi reimpiantati su queste colline. E si assaggeranno le paste di meliga e il pane fragrante che porta il nome di “Monferrina”. Insomma sarà l’incontro con un mondo che c’è ancora, che non è sparito, che ha quel sapore «che ci interessa sempre e riesce nuovo». Proprio come ricordava Pavese, che sulle colline di Serralunga di Crea sfollò in tempo di guerra; a lui sarà dedicato il primo appuntamento con la presentazione del libro La traccia di Cesare Pavese di Gianfranco Lauretano. Vediamoci là!

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