I criminali incontrano i parenti delle loro vittime, ne condividono la sofferenza, imparano quali ferite profonde che scava la ‘ndrangheta in chi resta. Il merito è dell’Uepe e del Centro servizi al volontariato I Due Mari di Reggio Calabria, che hanno creato un progetto triennale di giustizia riparativa che ha già coinvolto 40 associazioni e 150 persone in misura alternativa (almeno 4 ore a settimana). Al laboratorio «Se Caino aiuta Abele» hanno partecipato 20 detenuti della casa circondariale di Locri. «L’obiettivo», spiega Mario Nasone, direttore Uepe, «è favorire un processo di revisione di vita per rientrare nella società libera più coscienti delle proprie responsabilità. Il laboratorio sarà ripetuto nelle carceri di Reggio, Palmi e Laureana di Borrello». www.csv.reggiocalabria.it
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