Welfare

Se fare figlibti mettebsul lastrico

i conti in casa Mario Sberna, leader delle famiglie numerose

di Redazione

Un nucleo povero su tre è un nucleo numeroso. Per questo «guardiamo al 2009 con preoccupazione». Al di là delle promesse «il governo per noi ha solo tagliato» B eate loro. Le banche e le imprese, per le quali – parole di Berlusconi – «con la crisi non cambia niente». Per le famiglie, invece, le cose cambiano eccome: in pratica tutto, tranne gli stipendi. L’Istat, nel suo ultimo rapporto, conta in Italia 7 milioni 542mila persone in povertà relativa, il 12,8% dell’intera popolazione. Le famiglie povere sono 2 milioni 653mila, e una su tre è una famiglia numerosa.
Avere tanti figli è una lente d’ingrandimento: le dinamiche in realtà sono ovunque le stesse, che la taglia sia una extralarge o una small. Ne sa qualcosa Mario Sberna, fondatore e presidente dell’Associazione famiglie numerose, nata a Brescia nel settembre 2004 e che oggi rappresenta circa 3mila famiglie con almeno quattro figli.

Vita: Il premier ha detto che la crisi «si avrà davvero» se le famiglie «si faranno prendere dall’atmosfera di catastrofe di cui si parla continuamente in tv», poiché «sono i consumatori gli arbitri della situazione». Che gliene pare?
Mario Sberna: Mi sembra che le affermazioni del premier siano molto distanti dalla realtà già consolidata delle famiglie e in particolare delle famiglie numerose, che nell’ultimo decennio hanno guadagnato – il termine è beffardo – due punti percentuali di povertà ogni anno. È vero, le nostre famiglie non sono toccate dalla crisi finanziaria, ma da quella economica sì, e le assicuro che in questo 2008 appena trascorso la crisi c’è stata eccome.
Vita: I numeri dell’Istat fanno impressione?
Sberna: Il 30% delle famiglie povere sono famiglie numerose. E non è una cosa scontata: dieci anni fa questa linea di povertà che le ghermiva era di 20 punti più bassa benché le famiglie numerose, in numeri assoluti, fossero quasi il doppio delle odierne 180mila. Questo vuol dire che negli ultimi dieci anni le famiglie numerose sono state impoverite con consapevoli scelte di inequità.
Vita: Quando dice “impoverite” cosa vuole sottolineare?
Sberna: Che le famiglie stanno diventando sempre più povere pur rimanendo identica la loro struttura e la loro condizione. Un conto è se muore uno dei genitori, se si perde il posto di lavoro, se nasce un figlio, se la famiglia cambia la sua fisionomia; ma se non cambia nulla nella struttura della famiglia e ciononostante essa diventa più povera vuol dire che qualcuno, dal di fuori, mette in atto strumenti che la impoveriscono, le fa pagare il peso di alcune scelte politiche. Penso alle tariffe dell’acqua, dell’elettricità, del gas, al fisco. Questo governo a parole ha promesso una modifica del sistema tariffario, ma nei fatti per ora ha solo tolto quello che già c’era, tagliando del 30% il Fondo per le famiglie stanziato sotto il ministro Bindi e tagliandolo proprio nella parte che dava soldi per aiutare le famiglie numerose nelle tariffe delle bollette.
Vita: Sono problemi che denunciate da anni? Ma qual è lo specifico di questa crisi del 2008 e della sua proiezione sul 2009?
Sberna: Ci arrivano parecchie richieste di aiuto da parte di persone che hanno perso il lavoro, ma anche lasciando da parte i casi drammatici, c’è un impoverimento generale. Nell’ultimo anno c’è stato un aumento colpevolmente incontrollato da parte del governo di alcuni prezzi fondamentali per la sopravvivenza delle famiglie, come la pasta, e una palese, vergognosa speculazione sui prezzi dei combustibili e dei carburanti.
Vita: In Italia la famiglia è da sempre il pilastro reale del welfare. Di questo passo il crac economico rischia di diventare il crac delle principali reti di sostegno ai bisogni?
Sberna: Io già colgo alcuni segnali in questa direzione. Le nostre famiglie avevano un bellissimo record positivo, quello del minor numero di separazioni e divorzi; mi accorgo invece che c’è un aumento della litigiosità e delle separazioni, anche all’interno della nostra associazione. Quel che mi preoccupa moltissimo è che, gratta gratta, le separazioni sono legate alle difficoltà economiche, allo stress causato dalla crisi e dalla difficoltà di arrivare alla fine del mese. Vedo purtroppo anche un aumento delle fughe verso il gioco e l’alcool di papà che si sentono incapaci di provvedere alla loro famiglia. Sono segnali preoccupanti, perché dicono che la gente è spinta a rifugiarsi invece in sogni che finiscono per sgretolare il quotidiano. Per cui sì, questo crac potrebbe essere anche peggiore di quello economico.
Vita: Cosa servirebbe per arrivare ad avere, finalmente, delle vere politiche a sostegno della famiglia?
Sberna: Il principale vulnus delle politiche per la famiglia in Italia è che non si tratta mai di politiche “con” la famiglia: la politica si ostina a tagliar fuori l’associazionismo familiare e in questo modo non può che fare danni, perché solo le associazioni familiari sanno cosa serve davvero alla famiglia. Se il metodo resta questo, qualsiasi politica relativa alle famiglie sarà perdente, non inciderà sul quotidiano, è destinata a restare una politica dell’estemporaneità.
Vita: Come padre di famiglia, come guarda al 2009?
Sberna: Soprattutto con preoccupazione, perché non vedo segni di miglioramento di diverse situazioni, al plurale: non migliora la scuola, e non sto pensando a Rivoli o alla Gelmini ma al bassissimo investimento che il Paese fa sulla scuola. In questo modo anche la scuola risponde sempre meno alle sfide che deve affrontare, alla capacità di formare le menti dei giovani? E poi la fatica di educare i giovani, sempre più soli anche nella dimensione del gioco, con passatempi individuali che impediscono vere relazioni umane? Ce n’è abbastanza per essere preoccupati, no?
Vita: Nel nuovo anno cambierà qualcosa nelle abitudini della sua famiglia?
Sberna: Penso di no perché per noi è prassi consolidata vivere una certa sobrietà. Una sobrietà scelta, non vissuta con fatica: abbiamo scelto di potenziare le relazioni umane e depotenziare i beni. Mia moglie Egle la chiama “sobrietà felice”.

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