Il recente, tragico, episodio del giovane italiano di 26 anni morto a Ibiza cadendo da un terrazzo al settimo piano di un albergo in circostanze non chiare, sta scatendo un dibattito a mio parere sbagliato.
Detto che il fenomeno del “balconing” (ovverossia gettarsi da una terrazza in piscina o saltare da un balcone all’altro) sta davvero diventando una piaga – quest’estate, già sei vittime tra i giovani turisti alle Baleari -, così come sono una piaga tutte le forme in cui i giovani mettono alla prova se stessi senza finalità alcuna – come l’assumere sostanze, darsi fuoco a parti del corpo ecc. – solo per mostrare un coraggio che è solo sintomo di paura, bisogna provare a dirsi la verità.
Ho 30 anni, sono sposato e da qualche anno mi sto accorgendo della fortuna che ho avuto ad avere l’educazione che i miei genitori mi hanno dato. Tante cose non le capivo quando me le dicevano… ora però le capisco. Perché seguivo quello che mi dicevano i miei genitori anche se spesso non ne capivo le loro ragioni? Per tre motivi: 1. perché mi fidavo di loro, comunque; 2. perché mi volevano bene e lo mostravano; 3. perché li vedevo felici.
Se mancano queste tre cose, secondo me le regole, i divieti, le raccomandazioni non impediranno mai che un ragazzo cresca bene e non si perda per strada. Non basta impedire, controllare, limitare… occorre educare, cioè far vedere ai figli che la vita è bella grazie alla testimonianza della propria vita e dentro un rapporto di amore e di stima per cui uno può seguire anche se non capisce, perché è dentro un rapporto in cui si percepisce un bene.
Ecco, secondo me è questo che manca oggi: se un adulto non è felice lui, non ha lui dei valori veri su cui fondare la vita, allora sarà difficile che un figlio possa sperimentare questo gusto vero per la vita. Non sarà un divieto a fargli cambiare idea.
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