Cultura

Seconda generazione /religione:la figura chiave è l’imam

In Italia sono poco preparati. Parla Giampiero Alberti, fra i maggiori esperti della fede di Maometto fra i ministri del Dio cristiano

di Redazione

Dopo 14 anni di studi e una laurea in arabo e islamologia, oggi don Giampiero Alberti è fra i maggiori esperti della fede di Maometto fra i ministri del Dio cristiano. Un?esperienza che ogni domenica mette a disposizione dei suoi fedeli che si riuniscono nella parrocchia di sant?Ireneo a Cesano Boscone nell?hinterland di Milano.

Vita: Che cosa spinge un prete cattolico a studiare il Corano?
Giampiero Alberti: Io ho un duplice mandato: presentare il cristianesimo ai musulmani, senza alcuna pretesa di conversione, e aiutare i nostri parrocchiani a conoscere davvero l?islam e non solo attraverso qualche notizia che di tanto in tanto appare sui giornali.

Vita: Considera l?islam un pericolo per il cristianesimo?
Alberti: Da troppo tempo eravamo abituati a dormire sonni tranquilli. Dobbiamo leggere il contatto con l?islam come uno stimolo per approfondire meglio la nostra religione.

Vita: Qual è l?aspetto dell?islam che l?ha più sorpresa?
Alberti: Non voglio cadere nel pregiudizio. Ma il Corano mi sembra un testo meno profondo e completo rispetto ai nostri. Al contrario, invece, offre una visione molto più sociale della religione. Credo che sia questa la ragione del suo recente successo, che negli ultimi secoli ha visto raddoppiare i suoi fedeli.

Vita: Islam e terrorismo. C?è un rapporto?
Alberti: Un legame c?è, è evidente. E dipende da una certa interpretazione del Corano che arriva dalle scuole religiose dell?Arabia Saudita e del Pakistan. In quei luoghi si modificano le prescrizioni islamiche. Per esempio lo jihad dovrebbe essere uno strumento di difesa. E invece diventa il trampolino per lanciare invettive contro l?Occidente.

Vita: Perché questi messaggi hanno più presa sulla seconda generazione rispetto ai loro genitori?
Alberti: In questo senso l?imam è una figura cruciale. Nei Paesi musulmani dove sono cresciuti gli immigrati di prima generazione, l?imam è colui che guida la preghiera. Il suo unico compito è dare il buon esempio. In Italia invece l?imam ha assunto anche funzioni di guida sociale della comunità. Col difetto però che qui da noi il percorso di studi per diventare imam è molto poco selettivo. Molti di loro non hanno una cultura adeguata all?importanza della loro funzione. Così è più facile che trasmettano messaggi distorti. Spesso ce ne dimentichiamo, ma in Italia esiste solo una moschea ufficiale ed è quella di Roma. Le altre si chiamano moschee, ma sono centri culturali.

Vita: L?Italia è divisa in due fra chi sostiene che bisogna chiudere tutte le moschee, o centri culturali che siano, e chi invece invita a moltiplicarle sul territorio. Da che parte sta?
Alberti: Da nessuna delle due. Non mi interessa la diatriba moschea sì, moschea no. L?importante è che lì dentro non si semini odio. E per questo bisogna diffondere una cultura della tolleranza.

Vita: In Italia è possibile entrare nelle moschee?
Alberti: Sì. Ma non conviene andare a ficcare il naso in giro di nascosto. Meglio presentarsi.

di Stefano Arduini e Benedetta Verrini

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.