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Sei barconi arrivati a Lampedusa

di Redazione

E’ sbarcato poco dopo le sette di questa mattina al porto di Lampedusa il primo dei sei barconi di profughi avvistati ieri sera nel Canale di Sicilia. Sull’imbarcazione c’erano 166 profughi, tra cui nove donne e quattro bambini ancora piccoli. I migranti sono quasi tutti in buone condizioni, fatta eccezione per quattro persone portate al Poliambulatorio dell’isola per un controllo sanitario.

Poco prima di mezzogiorno è approdato al porto commerciale di Lampedusa il secondo barcone scortato da una motovedetta della Guardia di finanza. Trasportava 265 i profughi. Tra loro ci sono 16 donne e tre bambini. E anche alcuni immigrati tunisini. Alla domanda sul perché siano arrivati insieme ai profughi, spiegano “siamo partiti dalla Libia insieme agli altri perché dalla Tunisia è più difficile partire”.

A pochi minuti di distanza, un’altra imbarcazione è arrivata con a bordo un centinaio di migranti, anche questa volta provenienti da paesi subsahariani. È previsto l’arrivo degli altri barconi. Nel complesso si dovrebbe trattare di circa mille persone.

Nella notte, una nave militare francese della Nato ha soccorso, nel Canale di Sicilia, uno dei sei barconi. L’imbarcazione, come si apprende, si è avvicinata a una delle carrette del mare in difficoltà fornendo soccorso ai migranti e dando loro acqua e viveri. “A Lampedusa continuano ad arrivare profughi dalla Libia. Mentre con la Tunisia funziona l’accordo di rimpatrio, in Libia c’è la guerra e finché dura la guerra arriveranno i profughi”. Così il ministro dell’Interno Roberto Maroni, oggi alla Festa della polizia penitenziaria in corso nel sito archeologico Arco di Costantino a Roma, torna a parlare dell’emergenza immigrati. “Questo è il problema – rimarca il titolare del Viminale – e per questo abbiamo sollecitato e risollecitiamo un’azione forte della diplomazia che ponga fine alla guerra in Libia. Altrimenti – avverte Maroni – non c’è modo di fermare questi sbarchi”. Per Maroni, “l’Europa non sta facendo quello che si è impegnata a fare. Un mese fa – conclude il ministro dell’Interno – aveva deciso di prendere alcune iniziative, che dopo un mese non sono state ancora prese”.

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