Non profit
Servono 2 milioni di migranti
È il fabbisogno nei prossimi 10 anni. Lo dice Sacconi. Olivero (Acli): «cambiare la politica dei flussi»
di Redazione

L’Italia nei prossimi dieci anni si reggerà sui lavoratori stranieri. A dirlo non è uno studio sociologico, ma un documento del ministero del Lavoro che ha analizza le “previsioni del fabbisogno di manodopera” nel periodo 2011-2015. In un momento storico dominato dalla paura della “marea nera” di immigrati dall’Africa si scopre che più che una minaccia sono una risorsa indispensabile.
I tecnici incaricati dal ministero del Welfare hanno calcolato infatti che «nel periodo 2011-2015 il fabbisogno medio annuo dovrebbe essere pari a circa 100mila, mentre nel periodo 2016-2020 dovrebbe portarsi a 260mila». In pratica nei prossimi dieci anni avremo bisogno di “importare” un milione e 800mila lavoratori. Il dettagliato rapporto della Direzione generale dell’immigrazione risale al 23 febbraio scorso, stima che questo sia il numero di lavoratori stranieri necessari a reggere il “sistema Italia”.
Il fabbisogno di manodopera è legato contemporaneamente alla domanda e all’offerta di lavoro. Dal lato dell’offerta si prevede tra il 2010 e il 2020 una diminuzione della popolazione in età attiva (occupati più disoccupati) tra il 5,5% e il 7,9%: dai 24 milioni e 970mila del 2010 si scenderebbe a un valore compreso tra i 23 milioni e 593mila e i 23 milioni circa nel 2020. Dal lato della domanda, gli occupati crescerebbero in 10 anni a un tasso compreso tra lo 0,2% e lo 0,9%, arrivando nel 2020 a quota 23 milioni e 257mila nel primo caso e a 24 milioni e 902mila nel secondo.
Da registrare un primo commento che viene da Andrea Olivero, presidente nazionale Acli, secondo cui «questi dati smascherano la demagogia di chi continua a ripetere che gli immigrati sono una minaccia. Senza di loro il Paese imploderebbe e accoglierli civilmente non è solo atto umanitario, ma intelligente strategia per il futuro». «Per questo», ha detto Olivero, «è giusto chiedere che cambi la politica dei flussi, andando al più presto a prendere atto di chi già oggi lavora utilmente nel Paese e ancorando le cifre dei nuovi permessi alle reali necessità. Ci fa piacere che il ministero del Lavoro guardi ai dati con realismo, perché soltanto in questo modo sarà possibile avviare finalmente quel governo del fenomeno immigrazione che è mancato in questi anni, dominati da un’ottusa logica di mero contenimento, che peraltro è fallita. Nessuno, la Lega si metta il cuore in pace, può fermare un flusso che ha ragioni così forti sia nei Paesi di provenienza, sia nel nostro, come ci dicono i dati. Perciò l’integrazione è la scelta insieme più civile e più realistica».
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