Famiglia

Sharon: ridotti gli anestetici, respira in modo autonomo

Moderato ottimismo in seguito alle reazioni positive dopo la riduzione degli anestetici che lo mantenevano in coma farmacologico.

di Redazione

A cinque giorni dal drammatico ricovero di Ariel Sharon in seguito ad una grave emorragia cerebrale un clima di cauto ottimismo si e’ diffuso oggi nell’ospedale Hadassah Ein Karem di Gerusalemme dove il premier e’ ricoverato. Le sue condizioni generali, ha precisato il direttore dell’ ospedale Shlomo Mor Yossef, restano ”gravi, gravi ma stabili”.

Nella mattinata di oggi si sono comunque registrati due sviluppi positivi. In seguito ad una consultazione medica e’ stato constatato che le sue condizioni generali erano ”nella norma” e di conseguenza e’ stato deciso di ridurre gradualmente le dosi di anestetici che da mercoledi’ mantenevano Sharon in coma artificiale. La prima reazione – questo e’ il secondo sviluppo positivo – e’ stata molto rapida.

Dopo circa mezz’ora il professor Mor Yossef e’ tornato ad incontrare i giornalisti per informarli che Sharon aveva ripreso a respirare in maniera autonoma, seppure assistito ancora da apparecchiature. Nella giornata di ieri, aggiunge il quotidiano Maariv, Sharon ha brevemente tossito e anche questo elemento e’ stato giudicato incoraggiante.

Nelle prossime ore proseguiranno gli sforzi per risvegliare il primo ministro. Sara’ misurata la sua attivita’ cerebrale, si analizzeranno le sue pupille, si cerchera’ di provocargli piccoli dolori fisici per controllarne la reazione, si tentera’ infine di impartirgli ordini e di fargli sentire voci note. Solo in seguito a queste analisi – che si protrarranno ore, o forse anche giorni – sara’ finalmente possibile stabilire la entita’ dei danni provocati alle facolta’ mentali e al sistema nervoso dall’emorragia cerebrale e da tre successivi interventi chirurgici.

Accanto al capezzale restano, dal giorno del suo ricovero, i figli e alcuni consiglieri. Nessun esponente politico e’ stato invece ammesso finora al sua cospetto. Nell’ospedale Hadassah Ein Karem e’ proseguito anche oggi il flusso di israeliani intenzionati ad esprimere la propria apprensione per le sorti del primo ministro.

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