Volontariato

Sheva, il suo contributo al foto-libro sulla tragedia

Il 1986 è un anno che non dimenticherò mai: iniziò il mio cammino di calciatore e, soprattutto, fu l’anno della Grande Tragedia di Chernobyl. Di Andriy Shevchenko

di Redazione

Il 1986 è un anno che non dimenticherò mai perché rappresenta uno dei momenti più importanti della mia vita: iniziò il mio cammino di calciatore e, soprattutto, fu l?anno della Grande Tragedia di Chernobyl. Avevo 9 anni e ricordo benissimo quei giorni… Ci fu molta disinformazione… Ci rendemmo conto delle dimensioni vere del disastro solo quando tutta la nostra scuola si trasferì vicino a Donetsk per due mesi e cominciarono a circolare le prime immagini. Ricordo benissimo come i robot destinati a raccogliere i pezzi di uranio radioattivo si fermavano per la potenza delle radiazioni e, allora, erano gli uomini che entravano in azione per ripulire l?area. Eroi. Sapevano di morire, sapevano di essere condannati, ma non si tirarono indietro. Non sapremo mai i loro nomi o il numero esatto, ma non dimenticheremo il loro sacrificio. Per questo come ucraino e come uomo li ringrazio e mi impegno per chi è rimasto, soprattutto i bambini, le vittime principali e inconsapevoli degli errori dei grandi. Nel mio piccolo non li dimentico e, anzi, con alcune persone abbiamo dato vita a un progetto per garantire cure a chi deve fare i conti con le conseguenze delle radiazioni.

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