Alberto Fontana, presidente della Uildm, associazione nata nel 1961 per promuovere la ricerca scientifica e favorire l’integrazione sociale dei disabili; oggi ha 73 sezioni territoriali.
Specie negli ultimi tempi molte associazioni hanno richiamato la necessità di occuparsi, prima del fine vita, della qualità della vita. Una sollecitazione giusta che interroga il loro stesso ruolo di rappresentanza, un tempo più forte. La frammentazione ha indebolito le organizzazioni: non siamo più associazioni di lotta. Ci siamo lasciati conquistare dalle convenzioni. C’è meno voglia di scendere in piazza, meno rigore nel richiedere l’esigibilità dei diritti. Non siamo protagonisti nella comunicazione. Alla Bbc, tanto per fare un esempio, lavorano anche disabili: e il palinsesto ne tiene conto. Da noi domina l’Auditel. Non siamo cancellati, siamo diluiti nella considerazione e poi nell’ascolto. Se la revisione della legge 104 fosse stata proposta 15 anni fa, ci sarebbe stato quel dibattito che oggi non riusciamo a fare. Occorre un salto di qualità. Servono più autonomia dalle convenzioni e più capacità di fare lobby. Una lobby sarebbe uno strumento per partecipare alle decisioni. Ciascuno, lo dico anche a me stesso, dovrebbe rinunciare a un pezzo di giardino per farlo diventare un grande prato.
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