Mondo
Siccità e guerra: due facce della stessa medaglia
Intervista alla Misna dell'ambasciatore somalo a Roma Nur Hassan Hussein 'Adde'
di Redazione
«La siccità che quest’anno ha colpito il Corno d’Africa è la peggiore negli ultimi 60 anni. Tuttavia dobbiamo ammettere che quello che in altri paesi costituisce un avvenimento preoccupante, in Somalia si trasforma in una sciagura di proporzioni epocali a causa del contesto bellico e dell’insicurezza che indeboliscono una popolazione già stremata da oltre 20 anni di violenze». Lo afferma in un’intervista alla Misna l’ambasciatore somalo a Roma, Nur Hassan Hussein ‘Adde’, che è stato primo ministro del governo federale di transizione (Gft), aggiungendo che «quest’anno il bestiame, principale fonte di sostentamento di numerose comunità, è stato decimato dalla siccità creando un contesto di insicurezza alimentare ancora più grave».
La Somalia è un «territorio in guerra», dice Hussein, «soprattutto a causa degli ‘Shebab’, che detengono il controllo sulle regioni del centro-sud. In queste zone, ormai, le autorità di Mogadiscio non possono agire liberamente, figuriamoci garantire la sicurezza degli operatori umanitari».
«Con il risultato – prosegue – che al momento ci sono gruppi di popolazione in movimento da una parte all’altra del paese, ma che non trovano cibo né aiuti lungo il loro cammino. I più vulnerabili, i più deboli, non sopravvivono a questa odissea della fame. Purtroppo sono loro quelli che, oggi, non riusciamo ad aiutare».
Quanto alla possibilità che le istituzioni di transizione possano raggiungere gli obiettivi, che si sono prefissati nei 12 mesi di proroga decisi oltre un mese fa a Kampala, l’ambasciatore rileva che «non sarà facile ma si deve tentare. La Somalia – afferma Nur Hassan Hussein alla Misna – ha bisogno di una nuova Costituzione e di organizzare elezioni democratiche».
«Negli ultimi mesi le truppe somale e i caschi verdi della missione africana Amisom – ricorda – stavano riuscendo a recuperare terreno sui rivoltosi a Mogadiscio, grazie a una controffensiva che ha dato buoni risultati. Ma adesso, questa crisi, ha spostato il baricentro degli sforzi comuni sulla questione umanitaria. Le sfide da raccogliere sono tante, ma non vedo alternative».
Per la Somalia, considera infine Hussein, «la strada per uscire dal conflitto è la stessa che metterà le future generazioni al riparo da nuovi pericoli e carestie come quella attuale. Pensare che siano due cose distinte sarebbe un grave errore».
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