Welfare

SICUREZZA. Cnvg: il ddl calpesta i fondamenti della Costituzione

Per la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia il disegno di legge non dà risposte ai problemi reali e penalizza le categorie sociali più esposte come migranti, rom, carcerati e homeless

di Redazione

La Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, dice no al decreto sicurezza, un decreto che ha come bersaglio la povertà e le sue manifestazioni, colpendo le categorie sociali più esposte. Ancora una volta, la pena serve a risolvere i problemi sociali  che lo stato non vuole o non riesce ad affrontare. Ancora una volta, invece di dare risposte razionali a problemi reali, si è scelto di calpestare i fondamenti del nostro ordinamento costituzionale, che si ispirano a criteri di  eguaglianza e pari dignità,  di tutela di diritti inviolabili dell’uomo, all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
 La CNVG chiede che il volontariato, che quotidianamente si occupa delle situazioni di emarginazione colpite dal decreto, venga ascoltato ed abbia uno spazio di confronto politico, poiché esiste una consistente parte di comunità competente, in grado di rispondere senza deleghe, ai bisogni dei suoi membri  più deboli.
 C’è stato un periodo in cui la cultura giuridica del nostro Paese si era incamminata nella direzione di un diritto penale minimo o “mite”, della  riduzione dell’area penale e ad evitare la vendetta sociale.  Ora invece, il diritto minimo viene riservato a chi può permetterselo, mentre agli altri non resta che fare i conti con leggi pregiudiziali che insistono su rom, migranti, homeless.
Forti preoccupazioni suscita la creazione di un diritto “speciale”, riguardante gli immigrati, ma è tutto l’impianto di fondo che sgomenta. Si stabiliscono norme e aggravanti di legge che violano l’unicità del diritto, che conducono la ragione verso pericolose derive e che, inevitabilmente creeranno  risentimento,  insicurezza e  intasamento del sistema giudiziario e carcerario.
 La risposta a questo decreto non  può essere che  una dura opposizione sociale da tutte le forze che rifiutano simili “vulnus” ai fondamenti costituzionali. Questa risposta, che è anche la nostra,  vuole dimostrare la mancanza di umanità, ma anche l’inefficacia dei provvedimenti governativi nel contrasto alla criminalità, e ci impegna a dare non solo risposte di contrapposizione, ma di pratiche possibili nel coniugare sicurezza e diritti,  e soprattutto di indignazione e di protesta per il permanere di situazioni scandalose, relative alla mancata applicazione della legge e alla violazione di elementari diritti, come ad esempio la condizione carceraria.
 Come è possibile che i provvedimenti si attuino  costantemente nei confronti dei soggetti con un debole potere sociale, nei confronti degli internati degli OPG, dei tossicodipendenti, dei senza casa, degli immigrati, e che questo susciti così poca indignazione nelle coscienze, malgrado il fallimento visibile delle politiche rivolte a queste persone?
 Bisogna  rilanciare l’impegno politico, ripensare il modello dei servizi, sviluppare una nuova strategia di lavoro sociale ispirato da un realismo che miri a risolvere questioni e non inasprirle, ma bisogna dare spazio soprattutto alla dimensione etica dei rapporti umani.
 Proprio in virtù della dimensione etica il volontariato e tutta la società attenta alla condizione umana non si tirerà indietro e incrementerà i propri sforzi, perché questo decreto avrà gravi conseguenze sulla salute di esseri umani, sui loro affetti, sui loro diritti.

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