Mondo
Siria, la Croce Rossa: l’intervento Usa? Una catastrofe
Il numero uno della Cri dopo aver sentito il presidente della Mezzaluna Rossa Siriana Abdul Rahman al-Attar non ha dubbi: «Sarebbe un disastro umanitario». E sulla raccolta fondi pro-Siria ammette: «Ad oggi è un fallimento».
di Redazione

Ieri una lunga telefonata, settimana un nuovo incontro a Ginevra. In questi ultimi mesi il rapporto fra il presidente della Croce rossa italiana Francesco Rocca e il suo omologo Abdul Rahman al-Attar, presidente della Mezzaluna Rossa Siriana si è fatto sempre più stretto, grazie anche alla comune presenza nel board della Federazione internazionale. Tanto sito della Cri è stato fra i primi a rilanciare l’appello della Mezzaluna per una soluzione pacifica della crisi siriana. Una crisi che ormai conta oltre 100mila morti, uccisi non solo dalla guerra, ma anche dalla carenza di medicinali, di personale sanitario e di cibo e ha superato la soglia del milione di bambini rifugiati.
Rocca, cosa ne pensa del possibile intervento Usa in Siria?
Penso che avrebbe effetti devastanti: ci sarebbe un’escalation di violenza terribile non solo nel Paese, ma anche in tutta l’area. Il solo annuncio ha già prodotto un aumento del numero di profughi verso l’Iraq, che fino ad oggi non era certo una delle destinazioni privilegiate dagli sfollati. Devo dire che in questi giorni ho molto apprezzato la posizione del nostro governo e del ministro Bonino.
L’appello della Mezzaluna e della Croce rossa internazionale è un richiamo alla via diplomatica. Sicuro che il dialogo possa davvero costituire un’opzione efficace?
La mia convinzione è che questa rimanga comunque la sola strada possibile e che fino ad oggi sotto questo profilo i Paesi occidentali non abbiano fatto molto. In parte anche per un deficit di conoscenza di quella nazione. Fra l’altro ho qui di fronte un report che mi dice che solo il 40% dei bisogni è soddisfatto e questo malgrado le Nazioni unite abbiano riconosciuto la neutralità e la bontà dell’azione umanitaria del nostro movimento, che non dimentichiamolo, ha già sofferto la morte di 22 volontari.
Insieme all’appello avete lanciato anche una raccolta fondi. Come sta andando?
Molto male: in diversi mesi abbiamo raccolto appena qualche decina di migliaia di euro. Pochissimo rispetto ad altre crisi internazionali. Sembra quasi che l’opinione pubblica si sia assuefatta alla fatto che in Siria ogni giorno muoiano centinaia di persone e milioni di sfollati lascino il Paese.
Come Croce rossa italiana pensate a un intervento diretto?
Abbiamo già stanziato 300mila euro a quali si aggiungeranno i fondi della nostra raccolta fondi e di quelli dei vari comitati locali e quelli destinati a un progetto di accoglienza ai profughi interni che stiamo lanciando con il ministero degli Esteri. Poi da ottobre forniremo personale sanitario al centro medico che la Federazione internazionale allestirà a Zaatri in Giordania nel campo profughi dell’Unhcr.
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