Non profit

Social card, discuternebsenza ideologismi

di Redazione

I l ministro Maurizio Sacconi ha affermato che la Social card è destinata agli “ultimi degli ultimi”. Purtroppo, non è vero. Infatti è riservata agli ultrasessantacinquenni aventi un reddito inferiore a 6mila euro (8mila se si tratta di ultrasettantenni) e alle famiglie con figli sotto i tre anni, anch’esse con introiti annui inferiori ai 6mila euro. Pertanto sono esclusi non solo i soggetti con handicap invalidanti impossibilitati a svolgere attività lavorativa e privi di qualsiasi altra risorsa economica che continueranno a ricevere la miserrima pensione mensile di euro 246,73 ma anche tutti gli infrasessantacinquenni, senza figli sotto i tre anni, in situazione di oggettiva povertà.
Inoltre l’elargizione è concessa altresì a coloro che da soli o insieme al coniuge sono proprietari di una casa di abitazione (non è previsto un valore massimo). Su La Stampa del 29 novembre Maria Neri ha scritto quanto segue: «Sono, purtroppo, un’avente diritto, ma se la Card non mi arriverà, non la solleciterò, e se mi arriverà non la userò. Non voglio mostrare le pezze sul sedere né mettere in imbarazzo le mie nipoti. Io sono povera, ma non per questo priva di dignità».
Sono lieto che la Regione Piemonte abbia presentato ricorso alla Corte costituzionale per la dichiarazione dell’illegittimità costituzionale dei commi da 29 a 38 ter dell’articolo 81 della legge 133/2008 riguardanti l’istituzione della Social card. Infatti, secondo l’articolo 117 della Costituzione, sono attribuite alle Regioni tutte le funzioni legislative e regolamentari relative alle attività socio-assistenziali.

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