La produzione documentale sull’innovazione sociale – rapporti, articoli, interviste, libri – è ricchissima ed anche assai altalenante per qualità. E’ concreto, almeno per il sottoscritto, il rischio di mollare la presa. Un documento recente pubblicato con il marchio Social Innovation Europe aiuta a non perdersi. Mischia elementi definitori e le immancabili buone prassi guardando il tutto attraverso l’ottica che monopolizza il dibattito sul tema: il finanziamento dell’innovazione sociale. Gli stimoli sono molti. Mi limito a una lista con le novità più interessanti e controverse.
– L’innovazione sociale non riguarda solo i fini, gli oggetti della produzione, ma chiama in causa anche i mezzi, i modelli attraverso i quali si elaborano nuove idee che rispondono a bisogni sociali e contemporaneamente creano nuove forme di collaborazione.
– Ciò che è nuovo nell’innovazione sociale non sono solo idee, istituzioni, modalità di lavoro che prima non esistevano, ma anche (e spesso) il “riuso” di soluzioni già sperimentate.
– L’innovazione sociale non è una politica settoriale (in campo sociale o ambientale); è il nuovo motore del ciclo economico e sociale, ad esempio garantendo una maggiore e più rapida crescita della produttività.
– I soggetti che si candidano a finanziare l’innovazione sociale dovrebbero collocarsi, integrandosi, nei diversi cicli di progettualità: ad esempio i fondi pubblici sembrano più adatti per sostenere la fase di avvio delle iniziative, mentre quelli privati dovrebbero intervenire a sostegno della scalabilità e della diffusione.
– La regola d’oro per fare innovazione sociale consiste nell’allargare il più possibile lo spettro delle collaborazioni tra enti di natura diversa: pubblici, privati, lucrativi e non. Sarà la conditio sine qua non anche per accedere ai fondi.
– Questo processo di networking dovrà essere sostenuto e accompagnato da agenzie (incubatori, hub, ecc.) ai quali spettano diversi compiti, tra i quali spicca la definizione di prototipi e di progetti pilota.
Una prima lista, ricca di questioni da discutere e approfondire. Magari rileggendo qualche progettualità del passato, come suggerito dagli stessi estesori del documento e come ha fatto qualche tempo fa Aiccon andando a riguardarsi i progetti Equal della Regione Emilia Romagna. Eroici!
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