In vacanza con Dynamo Camp
Sofia: «Da sibling a volontaria nel segno del sorriso»
Il primo camp di terapia ricreativa in Italia è un luogo pensato per offrire un intervallo dalla quotidianità in un’area immersa nell’Appennino pistoiese. Da due anni è anche un’opportunità in più per i siblings, i fratelli e le sorelle di bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche. Ritornare da giovani adulti in un posto in cui si è stati bene, per esplorare la conoscenza di sé. La storia di Sofia che oggi è anche una volontaria

«Se penso al significato della parola vacanza, ha sempre a che fare con un sorriso». Sofia Govi ha 21 anni ed è una volontaria del Dynamo Camp. All’oasi naturale di San Marcello Piteglio, in provincia di Pistoia, in realtà c’è già stata due volte, ma come partecipante. Sofia infatti è una “siblings”, termine inglese che indica i fratelli o sorelle di persone con disabilità o affetti da patologie: la sua prima volta al Dynamo Camp è stata nel 2012, quando aveva otto anni o giù di lì, in una sessione dedicata ai fratelli. Poi ci è tornata l’anno scorso, proprio per la sperimentazione del progetto Lit siblings. «I miei ricordi da bambina sono legati soprattutto alle fotografie che mi ritraggono impegnata nelle attività», racconta. «Rivedere il Camp da adulta è stato una grande emozione, una finestra di spensieratezza e libertà. Con piccoli progetti molto semplici mi è stata offerta la possibilità di non pensare ad altro se non alla scoperta di me stessa. In quei giorni ho letteralmente dimenticato il telefono e, sono onesta, io il telefono non lo dimentico mai».
E così, in Toscana, Sofia ci è tornata una terza volta, spinta dal desiderio di diventare volontaria. Ad aprile ha partecipato alla formazione e all’inizio dell’estate si è già messa alla prova al City Camp di Milano. «Lì ho conosciuto una bambina: non comunicava verbalmente, ma la sua felicità è stata sempre molto percepibile». Eccolo qui, il sorriso: right to happiness d’altronde sta nella mission di Dynamo Camp.

Se dico vacanza
Se dico vacanza a che cosa pensi? In Italia ci sono quasi 80mila persone che a questa domanda risponderebbero di getto: “Dynamo Camp!”. Tanti sono i bambini e le famiglie che dal 2007 a oggi hanno vissuto un’esperienza di felice intervallo dalla quotidianità nell’oasi naturale a San Marcello Piteglio, in provincia di Pistoia. Un luogo in cui adolescenti e bambini affetti da patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità possono vivere giornate all’insegna della terapia ricreativa. La vacanza è un’occasione di scambio e leggerezza anche per i fratelli e per le sorelle. A loro, Dynamo Camp dedica dal 2012 dei programmi ad hoc.
La spensieratezza e il confronto con coetanei dai vissuti simili hanno un’unica “controindicazione”: il fortissimo desiderio di ritornare. Un desiderio che non sempre è realizzabile, vista la lunga lista d’attesa. È nato così il progetto Lit siblings, dedicato a fratelli e sorelle che, una volta maggiorenni, tornano in un’altra veste nel luogo dove sono stati felici: come Lit, acronimo per leaders in training.
Dynamo è un’attitudine
Qual è il segreto del Dynamo Camp? L’approccio alla malattia e alla disabilità, viste come esperienze di vita e non come un ostacolo: qualcosa che non toglie il diritto al sorriso. Chi è passato di qui, ha uno zaino di parole nuove. I campers sono i partecipanti ai soggiorni in famiglia o in autonomia, i dynamici sono i volontari, lo staff è l’insieme delle persone che rendono possibile ogni giorno le attività in questa grande area immersa nella natura.
I siblings hanno una predisposizione naturale all’ascolto. Ritrovarsi qui è un incontro con il loro sé bambino
Da due anni, appunto, ci sono anche i Lit – leaders in training, ex campers che una volta compiuti i 18 anni, hanno la possibilità di osservare il camp da dietro le quinte. Che cosa fanno? Partecipano alla preparazione della terapia ricreativa modulata sulle esigenze dei singoli campers, affiancano gli operatori durante le attività, camminano accanto a loro e offrono un piccolo aiuto nella gestione delle giornate. Alcuni di loro, in seguito, sono diventati volontari, ma non è un esito scontato: l’obiettivo primario è dare loro un’occasione in più per respirare e farsi contagiare dall’atmosfera Dynamo.
Siblings, leader in ascolto
«Se un ragazzo che è stato qui da bambino può accedere a un’esperienza formativa aggiuntiva che gli permette di chiudere un cerchio prima di affacciarsi all’età adulta, perché non concedere la stessa opportunità ai fratelli?». Maddalena Bosco (staff Dynamo), che accanto a Giovanna Santella, referente progetto Lit, ha visto nascere l’iniziativa Lit siblings, spiega che «un anno fa, il progetto pilota ha coinvolto una ventina di fratelli e sorelle poco più che maggiorenni in un’attività molto specifica, affinché la settimana qui potesse lasciare loro una competenza in più». Il risultato è raccolto in un book fotografico che è stato esposto in una mostra all’open day dello scorso ottobre. Quest’anno, invece, l’eredità delle cinque giornate di condivisione sta in un progetto video.

Perché il linguaggio visivo? «La caratteristica che accomuna la maggior parte dei siblings è il bisogno di essere visti. Quando arrivano qui, non si aspettano nulla, ma da subito danno tantissimo. Hanno una predisposizione naturale all’ascolto: per loro è la normalità». Alcuni di loro sono stati al Camp anche dieci anni fa: «Ritrovarsi qui è avere la certezza che Dynamo li pensa ancora, un incontro con il sé bambino. Con uno dei partecipanti, abbiamo scritto una canzone: parla di quanto sia importante prendersi cura della parte bambina che abbiamo dentro e non lasciarla andare».
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Le fotografie sono della Fondazione Dynamo Camp
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