Mondo
Somalia: ancora silenzio sui cooperanti rapiti
Il Corriere della Sera ricostruisce le fasi della vicenda
di Redazione
«Un silenzio carico di misteri è calato sulla vicenda di Jolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, i due cooperanti italiani che lavorano per l?organizzazione non governativa CINS, rapiti in Somalia il 21 maggio. Le informazioni su di loro sono scarse e, al di là delle dichiarazioni di facciata delle autorità, sanno pochissimo anche i nostri servizi segreti e il ministero degli Esteri. Peraltro chi li ha rapiti non sa bene cosa fare e forse da questo dipende la difficoltà dei contatti». Così Massimo A. Alberizzi sul Corriere della Sera.
«Il Corriere ha accertato che i due italiani sono stati prelevati da un gruppo di shebab (in arabo «gioventù», una sorta di talebani locali) che a sua volta li ha consegnati a una cellula guidata da un certo Hassan Afrah, che sarebbe di etnia habergidir e sottoclan soleiman. Sebbene non ne abbia mai fatto menzione nelle sue interviste telefoniche, Muktar Robow, il cui nome di battaglia è Abu Mansur, il capo degli shebab, si sta «prendendo cura di loro». Finora ha evitato contatti diretti con gli italiani per paura di essere catturato. Abu Mansur è di etnia dighil/mirifle. I prossimi giorni potrebbero essere cruciali per aprire un canale. Subito dopo il rapimento è stata rafforzata la presenza della nostra intelligence a Nairobi, dove è arrivata una task-force di sei uomini. I soldi del riscatto sono pronti. Ora si cerca qualcuno che accetti lo scambio».
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