Mondo
Somalia: fuga da Mogadiscio
Oltre 12mila somali in fuga dalla capitale somale, in preda a scontri violentissimi tra l'esercito etiope e gli insorti
di Redazione
Gli ultimi combattimenti verificatisi a Mogadiscio hanno provocato almeno 24 morti ed hanno costretto oltre 12mila persone alla fuga. Dall’inizio del mese di febbraio sono così circa 57mila le persone fuggite dalla capitale somala. Tale stima è stata calcolata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) sulla base di informazioni fornite da organizzazioni non governative presenti in Somalia.
Un costante flusso di persone in fuga da Mogadiscio si registra dall’inizio di febbraio, quando hanno avuto inizio i combattimenti fra gruppi armati e le forze del Governo Federale di Transizione, che lo scorso dicembre ha ripreso la capitale all’Unione delle Corti Islamiche. Colpi di mortaio e altre esplosioni hanno ucciso molti civili in aree residenziali e costretto molti altri alla fuga.
L’esodo si è intensificato la scorsa settimana e il Governo Federale di Transizione ha invitato i civili a lasciare alcune aree della città, probabilmente al fine di intensificare l’offensiva contro gli insorti. La scorsa settimana i partner locali dell’Acnur a Mogadiscio hanno riferito di centinaia di persone in attesa in affollate stazioni degli autobus o in cerca di camion che le portassero fuori dalla città. Altri hanno caricato i loro pochi averi su carretti trasportati da asini e hanno lasciato la capitale in cerca di sicurezza.
All’inizio di questo mese, l’Acnur ha trasportato aiuti umanitari nella capitale somala in due occasioni, per un totale di 4.500 coperte, 1.800 taniche per l’acqua, 900 teli di plastica e 900 kit di utensili per la cucina.
Questo nuovo esodo sta ulteriormente aggravando la già grave situazione umanitaria, dal momento che l’Acnur e le altre agenzie umanitarie non hanno accesso a Mogadiscio e alle regioni circostanti a causa della crescente violenza. All’interno della Somalia si contano attualmente circa 400mila sfollati interni, mentre altre decine di migliaia di persone sono fuggite nei paesi confinanti.
La maggior parte delle persone che lasciano Mogadiscio si dirige verso sud, nella vicina regione di Lower Shabelle. Molti dei nuovi arrivati sono donne e bambini soli senza risorse, che non possono contare sul sostegno del clan, né hanno accesso all’assistenza umanitaria, fra cui quella necessaria alla cura della diarrea, uno dei problemi sanitari prevalenti. In base a quanto riportato dalle agenzie partner, queste persone sono affamate e spesso vittime delle violenze dei banditi. Molti sono preoccupati per il fatto che i loro figli non possono andare a scuola. I più abbienti stanno cercano un’abitazione in affitto, mentre la maggior parte trova riparo sotto gli alberi.
Altre persone si dirigono a Galkayo, oltre 700 chilometri a nord-est della capitale, nella regione autonoma del Puntland. Durante il viaggio in camion di cinque giorni, gli sfollati rischiano di essere rapinati, violentati, rapiti o uccisi. Dall’inizio del mese di marzo circa 2.250 persone hanno intrapreso questo pericoloso viaggio. Molti arrivano a destinazione privi di risorse. Questo nuovo afflusso pone ulteriore pressione sulle limitate capacità di accoglienza di Galkayo, dove già si trovano oltre 25mila sfollati. L’Acnur è presente a Galkayo dallo scorso gennaio e ha distribuito beni di prima necessità, tra cui teli di plastica.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.